Diabolik, i 60 anni del ladro dagli occhi di ghiaccio
(ANSA) - ROMA, 31 OTT - Nella notte di Clerville una figura si muove furtiva, il suo coltello brilla nel buio, lanciato con precisione implacabile contro un bersaglio umano, i diamanti illuminano la notte finché la nera figura del ladro inafferrabile non li fa suoi. Era il 1 novembre, forse una data non casuale, del 1962 quando il Re del terrore (titolo del primo album) fece la sua comparsa in edicola a Milano e dintorni. Era la prima apparizione di Diabolik che 60 anni dopo appare ancora in piena forma e si prepara a tornare anche sullo schermo con il secondo episodio della saga firmata dai Manetti Bros. Mentre molto si sa sulla genesi del personaggio Diabolik e sulla sua rapida fortuna editoriale, è stato necessario aspettare oltre cento numeri per conoscere più da vicino infanzia, vocazione e prime esperienze del fantomatico ladro dagli occhi di ghiaccio. Tutto nasce dall'esperienza familiare di Angela Giussani, moglie dell'editore Gino Sansoni esperto in ammiccanti pubblicazioni pulp, donna indipendente e piena di idee in una Milano che si trasformava rapidamente in metropoli europea alla fine degli anni '50. Leggenda vuole che dopo due anni di fallimenti in proprio con la casa editrice Astorina, rielaborando una storia ispirata dalla lettura di "Fantomas", Angela scriva il primo episodio ("Il re del terrore") e lo faccia illustrare nella sua cucina da Zarcone, presto raggiunto da altri giovani disegnatori. Dopo 14 avventure, accolte con crescente successo, si fa affiancare dalla sorella minore Luciana che ne proseguirà il lavoro fino al nuovo millennio. All'inizio di quest'anno con una festa speciale e un albo fuori serie si contavano 900 titoli. La terza storia è stata usata dai Manetti Bros per il loro "Diabolik" uscito a Natale dello scorso anno, mentre la prossima pellicola, attesa a novembre, si rifà al 16 numero di Diabolik, "Ginko all'attacco" del 1964. Una terza versione per il cinema è in programma nel 2023, ma per molti il vero volto di Diabolik (che le sorelle Giussani ricalcavano sui tratti di Robert Taylor) rimane quello del seducente e inespressivo John Phillip Law i cui occhi azzurri erano il punto di forza del film di Mario Bava (Diabolik, 1968). (ANSA).