Favino, tra i giurati idee diverse ma grande rispetto

(ANSA) - CANNES, 25 MAG - Il rituale delle conferenze stampa delle giurie che concludono un festival non riserva ormai sorprese, soprattutto se la consegna del silenzio fa rispondere i giurati più o meno come i giocatori di calcio: dichiarazioni di principio e nulla di personale. Merito del gigante Omar Sy (faceva sembrare piccolo anche Pierfrancesco Favino) aver portato un po' di brio con una conclusione a sorpresa: al grido ''è dal primo giorno che lo voglio fare'' ha obbligato i suoi colleghi a girarsi spalle alla stampa, sedersi davanti al poster ufficiale del festival e guardare una palma sospesa nel cielo come i protagonisti di Rapsodia d'agosto, il film di Akira Kurosawa scelto per ispirare la magia dell'arte nel festival di quest'anno. Per il resto la parola d'ordine dell'edizione è stata rispetto: ''è apparso chiaro - come ha detto Favino - che non sempre avevamo le stesse idee, ma è stato bello ascoltarci fino, magari, a cambiare idea rispetto alla prima impressione''. La presidente Greta Gerwig è apparsa come una lady di ferro dai modi gentili, al punto che, dopo aver confermato che per tutti loro erano stati ''giorni meravigliosi di scoperta e di arricchimento reciproco'', ha garbatamente costretto gli altri ad annuire con la testa come bravi scolaretti. In sintesi si evince che tutti i premi hanno visto opinioni diverse, ricondotte a una equilibrata tastiera di premi una volta sistemati i nodi complessi: l'obbligo morale generato dall'iraniano Rasoulof (palma speciale), l'innamoramento collettivo per l'Indiano All we imagine as light (gran premio della Giuria) e infine una Palma d'oro volutamente spiazzante (Anora). Il resto è sembrato discendere da questi punti fermi con complice diplomazia fra tutti. Si torna a casa però con una buona notizia: il maestro giapponese Koree eda ha confessato che ''dopo questi 11 giorni passati a vedere bellissimi film altrui, ho deciso di girarne uno nuovo anche io. Ci ritroveremo!''. (ANSA).