I detenuti italiani in un film del regista iraniano Karimi
(ANSA) - ROMA, 27 SET - La vita e l'umanità dei detenuti degli istituti di carceri di Spoleto e di Rebibbia sono raccontati nel film-documentario "Open the Door" del regista iraniano Shahram Karimi che è stato proiettato nei giorni scorsi nella residenza dell'Ambasciatore italiano a Teheran, Giuseppe Perrone. "Open the Door" è stato prodotto nel 2014 da Fiamma Arditi per il Festival Senza Frontiere. Il film, interamente ripreso nel carcere maschile di massima sicurezza di Spoleto e in quello femminile di Rebibbia, ripercorre i momenti quotidiani, le speranze, i sogni e le fantasie dei detenuti, che diventano i protagonisti di una pellicola a metà tra il documentario e un'autobiografia collettiva. Davanti alla telecamera di Karimi, gli uomini conducono una vita nella quale, fra l'altro, ballano, si allenano, cucinano, scrivono poesie, immaginano la vita oltre le sbarre. Le donne cantano, dipingono, organizzano pic-nic nel giardino del carcere, costruiscono una casa improvvisata, si prendono cura l'una dell'altra. Filo conduttore dei due filmati la messa in scena dell'ultima cena di Leonardo da Vinci, in cui i detenuti e le detenute ricreano le immagini vivide di Gesù Cristo e degli apostoli in un'immagine di grande intensità artistica e spirituale. Alla proiezione del film alla Residenza dell'Ambasciatore Perrone, il regista ha raccontato i momenti più significativi passati con i detenuti durante le riprese ed ha sottolineato che il carcere può essere un luogo di crescita personale, se si riesce a dare ascolto all'umanità che esiste dentro ognuno di sé. Nato a Shiraz nel 1957, Shahram Karimi è anche un apprezzato pittore e poeta, che, dal 1988, vive e lavora dividendosi tra Germania, Stati Uniti e Iran. In Italia ha lavorato, nel 2006, con le gallerie "Il gabbiano" di Roma e "Noire" di San Sebastiano di Torino. Ha partecipato alla fiera d'arte di Bologna nel 2007 e 2009 e, da ultimo, ha collaborato con il Festival Senza Frontiere di Roma. (ANSA).