Il Papa contro gli haters: "Sui social parole violente che fanno crescere mun clima avvelenato"
CITTÀ DEL VATICANO. Ci sono parole violente e, al contrario, parole miti che possono cambiare la vita. Nella Domenica della Parola di Dio, celebrazione voluta da Papa Francesco cinque anni fa per sensibilizzare i cristiani alla lettura e all'ascolto delle Scritture, sotto i fari finiscono i social e gli haters che con le loro parole violente, uscite da tastiere anonime ma spesso anche con la 'firma', contribuiscono a far crescere un clima sociale avvelenato.
"Mentre la società e i social accentuano la violenza delle parole - ha sottolineato Papa Francesco nell'omelia della messa nella basilica di San Pietro -, noi stringiamoci alla mitezza della Parola che salva, che è mite, che non fa rumore, che entra nel cuore". Questa parola che "non fa rumore" ma "salva" è il Vangelo e il Papa torna a consigliare di portarlo sempre dietro nella borsa o "nel telefonino", perché la Parola di Dio è come una bussola che può orientare i cristiani nella vita quotidiana. Non è la prima volta che Papa Francesco mette in guardia contro il linguaggio usato nelle reti social.
A luglio del 2022, in un messaggio ad un gruppo di comunicatori cattolici, si era già espresso a chiare lettere contro gli haters: "L'uso dei media digitali, in particolare dei social media, sollevato un certo numero di gravi questioni etiche" perché "a volte e in alcuni luoghi, i siti dei media sono diventati luoghi di tossicità, incitamento all'odio e notizie false".
Lo scorso dicembre, in occasione degli auguri di Natale ai dipendenti vaticani, aveva sottolineato che viviamo nel "tempo del trucco, non solo della faccia ma anche dell'anima, e questo è brutto, specialmente attraverso i cosiddetti social". Papa Francesco all'Angelus è invece tornato sulle questioni internazionali che più lo preoccupano, come i tanti conflitti per i quali sembra difficile trovare una via d'uscita. Il pensiero del Pontefice, parlando delle guerre, è stato oggi per le sofferenze dei bambini: "Non stanchiamoci di invocare il Signore per la pace in Ucraina, in Israele, in Palestina e in tante altre parti nel mondo. A soffrirne la mancanza sono sempre i più deboli. Penso ai piccoli, ai tantissimi bambini feriti e uccisi, a quelli privati di affetti, privati di sogni e di futuro. Sentiamo la responsabilità di pregare e costruire la pace per loro". La preghiera: il Papa ha annunciato, in vista del Giubileo del 2025, un anno tutto dedicato alla preghiera. Ce n'è "un assoluto bisogno", ha detto, "nella vita personale, nella Chiesa e nel mondo". (ANSA).