La denuncia di Favino "ha radici nel sistema italiano"
(ANSA) - ROMA, 03 SET - Prosegue la polemica sollevata da Pierfrancesco Favino che ieri ha detto: "C'è un disprezzo per gli attori italiani", riferendosi alla scelta di far interpretare Ferrari di Michael Mann all'americano Adam Driver. "Ha messo in evidenza un fatto reale, di sottostima degli attori italiani, che affonda però le radici proprio nel nostro sistema produttivo e culturale. Si continua infatti, in Italia, a non riconoscere le dinamiche specifiche del mestiere degli interpreti esecutori, escludendoli quasi sempre dalle tutele sociali di base, ostacolando così la professionalità. Anche l'ultima indennità di disoccupazione appena approvata e derivante dalla Legge delega del Governo 106/2022 non prevede l'inclusione degli attori", commenta dal Lido Raffaele Buranelli, presidente del RAAI Registro Attrici Attori Italiani. L'intervento nell'ambito dell'evento "Dichiarazione dei cineasti. Atto II", organizzato da Anac, WGI e 100Autori, le associazioni di autori italiani per la prima volta insieme alle associazioni di autori francesi SRF e ARP, in solidarietà allo sciopero di sceneggiatori e attori americani e per rilanciare la "Déclaration des cinéastes", manifesto dibattuto a maggio a Cannes dagli autori francesi con colleghi di tutto il mondo e firmato da oltre 700 autori internazionali. Presenti all'incontro moderato dal presidente dell'Anac Francesco Ranieri Martinotti, tra gli altri, Marine Francen, regista e sceneggiatrice francese, Radu Mihăileanu, regista francese di Train de vie. "Con una battuta, che tanto battuta non è, l'Intelligenza Artificiale ci sta permettendo di far agire sullo schermo perfetti cloni. Ma, privati dei diritti, in Italia gli attori rischiano già di essere dei "cloni". Invitiamo tutte le parti sociali a riflettere sul fatto che continuando a svilire le categorie degli artisti e dei creativi si sviliscono di fatto le opere e si svilisce l'intero sistema, con tutte le professioni che vi operano". (ANSA).