Necrologio comune per il killer di Lea Garofalo, è polemica
(ANSA) - CATANZARO, 14 LUG - È polemica per il necrologio affisso a Camellino, frazione di Petilia Policastro - nel crotonese - con il quale il sindaco e l'amministrazione comunale hanno espresso vicinanza alla famiglia di Rosario Curcio, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Lea Garofalo, suicidatosi nei giorni scorsi. Il sindaco, Simone Saporito, ha tentato oggi di smorzare i toni con un video su Facebook ma attacchi e critiche nei suoi confronti non sono mancati. A partire dal governatore della Calabria Roberto Occhiuto e dalla sottosegretaria all'Interno Wanda Ferro. Lea era una testimone di giustizia. Aveva deciso di denunciare le attività illecite dell'ex compagno Carlo Cosco, legato alla 'ndrangheta. La sera del 24 novembre 2009 cadde nel tranello tesole da Cosco che con la scusa di parlare della figlia, fissò con lei un appuntamento a Milano. La sera stessa fu rapita, portata in un casolare, torturata e uccisa. Il suo corpo fu poi bruciato da Curcio, condannato all'ergastolo in via definitiva nel 2014 insieme ad altri cinque. Il manifesto funebre è stato come un pugno allo stomaco per il governatore Occhiuto che ha bollato come "indecente" l'iniziativa, ribandendo che "le istituzioni non devono dimenticare, la 'ndrangheta va sempre isolata" e per Ferro per la quale il manifesto è "inaccettabile. La mafia vive di simboli e i manifesti funebri rappresentano un inchino delle istituzioni". Contro l'iniziativa anche Pd e 5 Stelle. Il sindaco oggi ha detto di avere telefonato alla sorella di Lea "per chiedere scusa perché il manifesto non è stato da noi commissionato. Prendiamo le distanze - ha aggiunto - e chiediamo scusa a chi si sente urtato per quello che è accaduto". Nel post Saporito - che se la prende per una "sciagurata attenzione mediatica" - sostiene che si tratta di "una prassi consolidata da diversi anni" e rivendica le "battaglie per la legalità" fatte. "Ci fa schifo la mafia ed il crimine organizzato in ogni sua forma" ha aggiunto. Ieri, il sindaco aveva giustificato l'iniziativa sostenendo che "davanti alla morte si è tutti uguali". Parole respinte al mittente da Wanda Ferro: "No, Lea e l'uomo che bruciò il suo corpo non sono uguali neppure davanti alla morte". (ANSA).