Sea Watch, su Carola parole inaccettabili

Sea Watch, su Carola parole inaccettabili

Gentile Direttore, vorrei condividere una riflessione su quanto letto ed ascoltato recentemente, perché, a volte, la misura, anche quella molto capiente, si colma e in questo caso l’effetto è una potente sensazione di nausea e schifo.
Mi riferisco all’augurio ad una donna di essere stuprata, come se la violenza sulle donne non avesse già, a prescindere da queste esternazioni, superato da tempo il limite di guardia per un paese come il nostro, che si considera civilizzato.
Alcuni silenzi, anche politici, lasciano il dubbio che piano piano e forse neppure così lentamente, queste vere e proprie istigazioni a delinquere diventino in alcune fasce di popolazione quasi la normalità. Ricordo che gli stupri come strumento politico fanno parte dei crimini di guerra più odiosi. Di fronte a questi insulti diventa una contraddizione, se non una farsa, andare in piazza per esprimere solidarietà e vicinanza a chi poi è realmente colpito. Anche su questo fronte la strada maestra è la prevenzione e certi messaggi non aiutano certamente a debellare uno dei problemi grossi che ha questo paese, la violenza sulle donne spesso con esiti letali. Incitare alla violenza è sempre sbagliato e le istituzioni dovrebbero mettere in atto ogni sforzo per chiedere conto a chi lancia questi messaggi violenti a prescindere dal mezzo utilizzato.
Come donna poi non riesco a non pensare, anche se ingiusto, che se questo augurio proviene da un’altra donna, sia ancora più vomitevole. Augurare a chiunque di essere vittima, aiuta forse chi digita rapidamente commenti ad immedesimarsi nella figura del carnefice da cui trarre senso di potere o semplicemente soddisfare le proprie frustrazioni?
Credo che a volte, sentendosi parte di un mondo globale e dentro uno spazio senza regole dove la tastiera sostituisce il rapporto diretto con le persone, non ci si renda conto di quanto odio nella sua accezione distruttiva si esprime nell’augurare di soffrire in modo radicale e violento fisicamente e psicologicamente. Che equilibrio possiedono esseri umani che si lasciano andare a questi pensieri e parole? Abbiamo bisogno di educatori e formatrici, psicologi e filosofe, padri e madri, ma soprattutto chiedo a tutte e tutti, noi, maggioranza, non abituiamoci a leggere ed ascoltare senza reagire, siamo molti di più. Con amarezza.

Cristina Masera


 

È ora di reagire

Condivido ogni riga. Dobbiamo reagire. Dobbiamo indignarci. Dobbiamo vomitare tutta la nostra sana rabbia civile di fronte a certe parole, a certi atteggiamenti, a certe minacce. Si può essere in disaccordo con quanto fatto dalla capitana Carola - che ha comunque salvato vite umane, ricordiamolo, e non rubato in un supermercato - ma nessuno è autorizzato ad usare parole come quelle che ho letto e sentito nei suoi confronti. Come nessuno è autorizzato a minacciare una persona che ha comunque fatto quello che ha ritenuto fino all’ultimo essere il suo dovere.
Tutti questi leoni da tastiera non meriterebbero nemmeno attenzione se non superassero ogni giorno ogni limite della decenza. E mi chiedo: avrebbero usato le stesse parole nei confronti di un capitano Carlo? No, perché molti di questi violenti diventano addirittura dei mostri quando si tratta di rivolgersi a una donna. Noi siamo davvero molti di più e dobbiamo farci sentire.

a.faustini@ladige.it

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