La dittatura in Cile e il "parallelo" italiano
La dittatura in Cile e il "parallelo" italiano
Gentile direttore, leggendo il libro di Isabel Allende (Il mio paese inventato), sono rimasto dolorosamente colpito da queste parole: «Il golpe militare non è sorto dal nulla; le forze che appoggiarono la dittatura esistevano già, ma non ce n’eravamo accorti. Certi difetti dei cileni emersero in tutto il loro splendore in quel periodo. Non è possibile organizzare da un momento all’altro una repressione di questa portata se l’inclinazione all’autoritarismo non è presente nella società; a quanto pare non eravamo tanto democratici come pensavamo». Sembra di leggere le parole che qualche democratico in esilio scriverà tra qualche anno, con una differenza: noi ci rendiamo perfettamente conto che c’è una gran voglia di dittatura in questo popolo scellerato a cui non è bastato un duce buffone.
Gli esempi sono tanti, ma ne voglio citare uno solo: la maggioranza degli italiani è sempre favorevole alla realizzazione di opere inutili, costose e dannose, (le centrali nucleari, le innumerevoli cattedrali nel deserto che hanno ridotto in miseria il popolo italiano), per il semplice gusto di dimostrare alle persone dotate di buonsenso che chi comanda sono loro: i padroni del vapore riuniti in una piramide al cui vertice c’è lui: il tragico buffone di turno che mette tutti i poveri in riga. Nella debole speranza che Lei pubblichi questo breve scritto, Le porgo i più distinti saluti.
Angelo Casamassima Annovi
La passione degli italiani per l'uomo forte
Primo: dovrebbe sapere che pubblico le sue lettere senza problemi, perché ritengo che a questo serva questa pagina. A dare voce ad ogni lettore, a prescindere dai pensieri che esprime. Secondo: come avrà letto, lei non è certo il solo a pensarla così e non è il solo a citare brani di libri o pezzi di storia che sembrano in qualche modo profetici. Però si è dimenticato di dire una cosa: che gli italiani da sempre hanno una gran passione per l’uomo forte. Per l’uomo che decide per loro. Poco conta che si chiami Benito, Silvio, Matteo (primo o secondo), Bettino... Sulle opere dissento: non tutte sono inutili e alcune - parlando in senso generale - sono anzi necessarie.
a.faustini@ladige.it