La fusione della Rurale imposta ai soci
La lettera al direttore
La fusione della Rurale imposta ai soci
Egregio Direttore, sono un socio della Cassa Rurale Lavis Mezzocorona Valle di Cembra. Le chiedo la possibilità di esprimere, attraverso questo giornale che quotidianamente leggo, la mia delusione e amarezza per la poca considerazione riservata al parere e alla volontà dei Soci, dai vertici di quella che, nonostante i cambiamenti, io sento ancora la mia Cassa. A maggio, nel corso dell’Assemblea, più soci, compreso il sottoscritto, avevano espresso perplessità e contrarietà al ventilato progetto di fusione con Cassa Rurale di Trento ed un particolare disappunto al “modus operandi” di questo passaggio, vale a dire che le decisioni erano state prese in alto loco ed i soci ne erano a conoscenza solo attraverso la stampa e a cose fatte. Ricordo che in quella occasione, anche un consigliere della Cassa aveva pubblicamente espresso la sua contrarietà alla fusione con argomenti chiari e precisi, riferendo anche che la stessa Banca d’Italia ritiene necessaria una piena condivisione di Consiglio e Soci per procedere a fusioni non dettate da necessità. L’Assemblea aveva apprezzato l’intervento di questo consigliere riservandogli un forte applauso e soprattutto il maggior numero di voti rispetto a tutti gli altri consiglieri che si erano proposti o riproposti.
Il Presidente, di fronte alla negatività della maggioranza dell’Assemblea per questo progetto di fusione aveva minimizzato e rassicurato, dicendo che si trattava di un’ipotesi remota, che non era nemmeno all’ordine del giorno, tutta da verificare, con calma e senza fretta. Ora, dopo aver letto più articoli in cui si dà conto delle approvazioni dei sindacati (complimenti per la prontezza e disponibilità) al piano esuberi previsto da un progetto che ha già ottenuto numerose autorizzazioni, tutto sembra già fatto, salvo la formalità delle assemblee. E io mi sono chiesto: e il mio parere e quello degli altri soci?
Il mio voto e quello dell’assemblea dei soci non doveva essere chiesto prima di tutte queste attività, che probabilmente erano già in corso, mentre ci rassicuravano si trattasse di un’ipotesi tutta da verificare? Invece saremo chiamati a “dover” dire di sì in una assemblea più di forma che di sostanza dove ci spiegheranno che così va il mondo e non ci si può sottrarre ai cambiamenti.
Cambiamenti che purtroppo, per il semplice socio, fin d’ora hanno portato ad un peggioramento dei servizi, non certo ad un miglioramento.
Enzo Pancher - Mezzocorona
La forma resta sostanza
E il suo parere ora è sul giornale, mi vien da rispondere. Dunque fatico a immaginare che non le arrivi una risposta. Una cosa sono i cambiamenti, le riforme, le evoluzioni, l’ingresso nel futuro, che non sempre è come ce lo siamo immaginati, ma che resta un viaggio che - anche se le eccezioni non mancano - non si può non intraprendere. Altra cosa sono le forme. E la sua amarezza dimostra che su questo piano - ripeto: a prescindere da idee e prospettive che possono essere molto diverse - si poteva fare molto di più. Sui servizi le devo dire una cosa. Bisogna sempre fare i conti con la situazione generale e ciò che ieri si poteva garantire - anche in termini di efficienza e gentilezza, dettagli non trascurabili - forse non si potrà garantire domani. Le riforme, spesso, sono quasi imposte dal mercato, dalla situazione, da un’economia che sta vivendo una delle sue stagioni più complesse. Ma la forma resta sostanza: su questo non si discute.
a.faustini@ladige.it