Il cuore di pietra delle Casse Rurali

La lettera al direttore

Il cuore di pietra delle Casse Rurali

Signor direttore, ho letto la lettera del signor Malpaga sulle Casse Rurali e la sua risposta sulle. Il fatto grave, a mio parere, che non emerge in modo compiuto, è il progressivo attenuarsi dello spirito solidaristico, e la definitiva perdita di fiducia nei confronti dei soci. Mi spiego meglio. Nel 1973, dalla Cassa rurale di Villazzano ottenni un prestito di 25 milioni di lire senza alcuna firma di garanzia oltre la mia. Nel 2011 dalla Cassa rurale di Caldonazzo ottenni un fido di 50.000 euro con la mia sola firma. Due mesi fa, presso la medesima, un prestito a breve, di 3.000 euro, da restituire con rate mensili di 300 euro, mi è stato rifiutato perché impossibilitato a trovare una persona che potesse garantire per me.
Stessa cosa due anni fa, quando l’unico familiare mi ritirò la firma su un fido, che avevo aperto 15 anni prima e mai utilizzato, presso la Cassa rurale di Trento. Ho compiuto 82 anni e nessuna banca mi fa un prestito, pur avendo un reddito mensile netto fra pensione e due affitti di 3.000 euro e nel contempo essendo proprietario di tre appartamenti del valore complessivo di 600.000 euro. A mio parere basterebbe una scrittura privata vidimata da ufficio registro in cui si dichiara che in caso di morte, prima dell’estinzione del prestito, la banca avrebbe diritto di prelazione, sull’asse ereditario. Ebbene questo non viene accettato, per non dire di una eventuale iscrizione ipotecaria, per i costi relativi, rispetto alla bassa cifra data in prestito. Il 27 novembre scorso, nell’assemblea generale della Cassa rurale di Trento, ho denunciato questo stato di cose che a mio parere è vessatorio e irrispettoso nei confronti dei soci. Ho affermato che il cuore pulsante, generoso e solidaristico della Cassa rurale di Villazzano, a seguito delle varie e successive aggregazioni, si è andato atrofizzando, fino a trasformarsi, in questo momento storico, in un cuore di pietra.
Alla faccia degli intendimenti di don Guetti. concordo con lei che i tempi sono cambiati, ma purtroppo ora i soci vengono trattati e considerati come i servi della gleba da tutti questi “capitani coraggiosi”.

Fabrizio Benaglia - Calceranica


 

 

Un piccolo mondo antico che non c'è più

È molto interessante, la sua lettera. Come molte di quelle che sto ricevendo. e a renderla interessante è proprio il fatto che si parli, nella sua lettera, di un piccolo mondo antico che purtroppo - ripeto - non c’è più. Regole, norme, orpelli vari e crisi senza precedenti (anche per lunghezza) rendono ciò che mi scrive solo un bellissimo ricordo. Confesso che il cuore di pietra non lo vedo, ma non vedo certo nemmeno il cuore d’oro d’un tempo. Che era fatto, ancor prima che di solidarietà, di fiducia, di sguardi, di strette di mano. Il suo caso è in qualche modo emblematico. non tanto e non solo rispetto agli atteggiamenti, ma soprattutto rispetto alle regole e ai tempi, che sono profondamente cambiati. Insieme alle persone, che talvolta - è vero - faticano a tenerci per mano portandoci con il necessario garbo nel futuro.

a.faustini@ladige.it

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