Non fare terrorismo con i dati del Covid-19

La lettera al Direttore.

Non fare terrorismo con i dati del Covid-19

Caro direttore, ammetto di non capire. Giro per Trento, hanno tutti la mascherina. Anche tra chi non dovrebbe, come chi va in bicicletta o fa jogging, è difficile trovarne qualcuno senza. Evidentemente sono convinti che serva a proteggerli, anche se respirare sotto sforzo la propria anidride carbonica può avere conseguenze devastanti. E con l’alito si crea un ambiente umido a contatto con naso e bocca nel quale virus e batteri sguazzano felici.
Ma basta attraversare il confine con l’Alto Adige, e la situazione si ribalta. Lì la indossano in pochi. Nei parchi, mi dicono, praticamente nessuno. Chi ha ragione, a questo punto? È solo una questione di percezione del pericolo differente? Perché il virus, sicuramente, è lo stesso qua come là. E a proposito di stesso virus. In Svizzera, a Lugano, quale hanno? Perché lì lo vivono in modo ancora più elastico: bar e ristoranti aperti, il distanziamento sociale sostanzialmente non esiste. Mascherine: proprio nessuna. E allora mi chiedo: vale la pena? Distruggere un’economia per la paura? Costringere gli esercenti già in difficoltà a fare salti mortali tra tavoli distanziati, plexiglas, mascherine, plastiche protettive, tute monouso, termoscanner?
A febbraio, nell’ignoranza, certe misure potevano avere un senso. Ora il covid sappiamo come trattarlo, le cure ci sono e vengono applicate. Al contrario, è ormai di dominio pubblico che all’inizio erano proprio le terapie sbagliate, come l’intubazione, a causare i decessi. Sappiamo anche che il virus circolava in Italia già da ottobre, forse prima. Probabilmente ne siamo già venuti tutti o quasi in contatto. La quarantena ha fatto più danni che altro, tra qualche mese si potrà dire con certezza. Già adesso l’Unicef prevede più di un milione di bambini morti nel mondo causa crisi economica post lockdown.
Al momento in cui sto scrivendo, i morti da covid-19 a livello mondiale sono 313 mila. Considerato che nella sola Italia, nelle annate peggiori, ci possono essere 20 mila morti di influenza, questa pandemia assume tutta un’altra dimensione. E questo pur tenendo buoni i numeri gonfiati diffusi dai media. Da ultimo, il finanziere trentenne in coma da due anni per un colpo di pistola alla testa. La più giovane vittima di covid-19, hanno titolato i giornali. Con un bel po’ di coraggio, mi viene da dire. Un appello: smettetela con il terrorismo mediatico. Ve ne saremo grati.

Manuel D’Elia - Trento


 

Terrorismo mediatico? Non l'Adige

Terrorismo mediatico? Se l’accusa è rivolta a me e a questo giornale la respingo, anche con un certo disappunto. Abbiamo cercato di informare, di fare chiarezza (anche sulla ragione principale che ha portato alla morte ogni persona), di evitare di farci condizionare (non solo dalla politica, ma anche dalla tante bufale che girano: in rete, ma non solo lì) e di misurare ogni singola parola, come per fortuna ci hanno riconosciuto molti lettori. Immagino che lei sia un virologo e immagino anche che abbia fatto una (approfondita) verifica incrociata sui dati, perché in molte zone della Lombardia le persone morte - il dato arriva dai sindaci di quelle zone - sono almeno cinque volte quelle degli anni scorsi. Da noi - ed è anche questo un dato che teniamo d’occhio con grande attenzione - le statistiche non sono precise e, soprattutto, non sono aggiornate (i conti si fanno sempre a fine anno). In Provincia e nel mondo della sanità risulta però evidente un dato che smentirebbe le sue considerazioni: in questo momento i morti - stando a queste due fonti - sono infatti certamente di più rispetto a quelli che ci sono stati lo scorso anno in questo periodo. Molti medici insistono peraltro nel dire che il Covid-19 sarebbe un acceleratore di morte per gli anziani e per chi ha già gravi patologie. Se così fosse, nei prossimi mesi - per la statistica, non certo per le loro famiglie che hanno sofferto come non mai in questo periodo - non moriranno (perché sono appunto tragicamente già morte) alcune persone. Di conseguenza i conti, a fine anno, potrebbero essere diversi.

Il che non fa del Covid-19 un gentile compagno di viaggio: il virus resta infatti un temibile assassino. E mi basta guardare le pagine dei necrologi per vedere più di un’anomalia. Immagino infine che il suo impegno in ambito clinico le abbia comunque consentito di andare in Alto Adige per verificare di persona la questione delle mascherine, perché io, che ogni giorno vivo le due realtà per lavoro, vedo una situazione molto diversa da quelle che lei descrive.

Vedo sia in Trentino che in Alto Adige persone che la portano sotto il mento o sotto il naso (come se non fosse una via respiratoria), ma vedo anche tante persone serissime che la portano in modo corretto, da una parte e dall’altra. Ma saprà certamente che in Alto Adige le mascherine si indossano obbligatoriamente da ormai venti giorni, come saprà che in Alto Adige sono morte molte meno persone (quasi la metà, rispetto al Trentino) e che in Trentino chi corre o va in bici, proprio per le ragioni da lei elencate, può non indossare la maschera, salvo che non si avvicini a qualcuno. Abbiamo infine un’idea diversa dell’ignoranza. A me, ad esempio, non pare che si sappia ancora così bene come trattare il Covid-19 (anche se i passi da gigante sono oggettivi). Del resto mi risulta anche che alcune persone siano state salvate grazie a pratiche mediche che a suo avviso sono state invece esiziali. Lei dice infine di sapere con certezza che il virus fosse in Italia già in ottobre o anche prima. La prego condivida questa certezza con i suoi colleghi del mondo della scienza, perché è un’informazione particolarmente preziosa. Dimenticavo: sono il primo a dire che l’economia rischia di morire (per le chiusure, per le nuove regole, per la burocrazia, per gli aiuti che non arrivano), ma nessuno si sta divertendo. Nemmeno fra chi firma decreti o ordinanze. La situazione è ancora molto delicata.

lettere@ladige.it

 

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