Lo spazio per Calenda e quello per Salvini
Lettera al giornale
E gregio Direttore, la mia passione per la politica mi porta ad essere attento alle varie occasioni di confronto. Le prossime elezioni per il sindaco della città danno anche l'occasione di veder passare qualche leader nazionale che per chi ha passione è sempre una bella occasione.
MI diverto anche a comperare i quotidiani locali del giorno dopo per vedere come lo stesso evento viene commentato, avendoci presenziato e quindi visto e sentito di persona. Mi riferisco a come il giornale da Lei diretto ha dato notizia dell'incontro a Trento venerdi scorso, quando Carlo Calenda, eurodeputato, ex Ministro del Mise e ora anche fondatore di Azione è venuto a presentare il suo libro «I mostri e come sconfiggerli» e a dare sostegno al candidato sindaco Ianeselli a cui concorre a Trento la lista formata da Azione e Unione assieme.
È noto che il libro è in vetta alle classifiche di vendita per libri del momento e quindi il solo evento di sentire e parlare lo "scrittore" Calenda poteva meritare qualche attenzione in più, vista piazza Cesare Battisti piena di gente ad ascoltare compresi i bar e i portici circostanti, ma probabilmente ha pesato di più il profilo politico.
Liberissimi di farlo. Ma come lettore dell' Adige chiedo: questa evidente diversità di trattamento fra i due politici nazionali con evidente ricaduta sui rispettivi candidati a sindaco, è frutto della linea politica del giornale e del suo Direttore? Ricordiamoci che per le note leggi della comunicazione il solo titolo, o mettere di faccia o di lato/schiena un candidato piuttosto che l'altro, incidono profondamente. Perché quindi quasi due pagine del suo giornale (compresa la prima) e il titolo Salvini show e per Calenda a spanne meno di un quinto dello spazio col titolo: «Siamo i più ignoranti d' Europa?».
Piero Paganini - Villazzano
Raccontiamo la campagna con i nostri occhi
Le rispondo volentieri, anche perché in questi giorni ricevo molte osservazioni (eufemismo) da candidati di ogni lista. Il che in parte mi conferma che stiamo lavorando bene, visto che il nostro mestiere non è quello di rendere felici i politici, ma quello di raccontare ciò che succede.
Su Calenda - al quale abbiamo non a caso dato molto spazio anche in occasione delle europee - le dico che in parte lei ha ragione: al di là del giudizio politico è un bel personaggio e c'era molta gente ad ascoltarlo, ma quel giorno il giornale era pieno di notizie e l'evento è finito tardi (consideri che noi in questo periodo stampiamo presto per raggiungere i nostri lettori al mare). Dunque abbiamo cercato di fare il possibile, sempre pensando ai lettori e non a Calenda (ai calendiani che mi hanno tolto il saluto) o a chi altri.
Consideri anche che fin dall'inizio, qui al giornale, ci siamo anche dati una regola: raccontare la campagna elettorale con i nostri occhi e con le nostre penne, senza farci condizionare dai troppi appuntamenti che ogni movimento organizza ogni giorno e dando ad ogni movimento quello che noi consideriamo il giusto spazio.
Fatico a seguirla, invece, quando lei mette sullo stesso piano Salvini e Calenda. Certo, sono entrambi due personaggi di caratura nazionale, ma non può mettere i pesi dei due movimenti che rappresentano - e le persone che hanno mobilitato in questi giorni nelle nostre piazze - sullo stesso piano.
Può legittimamente darle fastidio che Salvini abbia più successo di Calenda, ma il dato - giornalisticamente - non si può ignorare. Le dico (e chiedo) infine ciò che ho detto ad ogni candidato: giudizio e non pregiudizio. E che il giudizio non sia affrettato. E sia chiaro: sbagliamo tutti i giorni. Ma con l'intento di servire al meglio i nostri lettori. Mai con quello di assecondare i politici.
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