I miei dubbi sui termoscanner
Misurare la febbre con lo scanner? I dubbi di un nostro lettore nella lettera di oggi.
I miei dubbi sui termoscanner
Vorrei parlare di questi termoscanner, ormai divenuti di utilizzo comune, per misurare la febbre degli umani, nei locali pubblici, in quelli sanitari, centri commerciali, negozi, palestre ecc... Sorvolo sulla gestualità nell’utilizzo di questi apparecchi, molti dei quali hanno un’impugnatura a pistola e vengono puntati alla fronte di adulti e bambini, gestualità veramente aberrante, bruttissima da vedere e che, nel tempo abituerà anche al puntamento alla testa di una pistola tradizionale senza che ci sia alcuna reazione. Dove sono finiti tutti gli psicologi, gli educatori ed i pedagoghi che silenziosamente accettano? E questo si aggiunge alle museruole che dobbiamo indossare, simbolo per eccellenza della sottomissione. Questi aggeggi che, sono usati con la massima frivolezza e disinvoltura, non sono del tutto innocui come si vuole far credere. Sul mercato ce ne sono di vari tipi, marche e modelli e quasi completamente di produzione cinese. Con puntamento laser, con infrarossi e con varie caratteristiche diverse nell’utilizzo. Tutti hanno bisogno di essere tarati prima dell’utilizzo e sono altamente influenzabili nella misurazione da un sacco di fattori (che non vengono normalmente nemmeno presi in considerazione) come la temperatura esterna/interna del luogo dove si utilizzano, gli sbalzi di temperatura tra un luogo e l’altro, l’umidità, la polvere eventuale sulla superficie di misurazione, la presenza o meno di inquinamento elettromagnetico, la presenza anche di uno o più telefoni cellulari vicino al pirometro, il luogo dove viene riposto l’aggeggio quando non utilizzato e vari altri.
Casualmente mi è capitato di leggere un protocollo di utilizzo di questi apparecchi presso l’ospedale di Bolzano. Ho letto che l’operatore che utilizza il termoscanner deve dire al soggetto sottoposto a misurazione sulla fronte di chiudere gli occhi (cosa che tra l’altro non fa mai nessuno). Pensavo che l’operatore dovesse dire di chiudere gli occhi per farti sognare ma non è così. Da una ricerca accurata sulle apparecchiature utilizzate in ospedale e non solo, ho rilevato che alcune di queste utilizzano un puntamento con raggio laser, quindi pericoloso come tutte le apparecchiature di questo tipo e molto ben evidenziato nei manuali d’uso di queste che, ritengono che l’esposizione degli occhi anche ad un tempo esiguo come 0,25 secondi possano causare danni irreversibili alla vista, danneggiando irrimediabilmente la retina. Quindi non si tratta di apparecchiature innocue per la salute, anzi si dovrebbe nutrire la massima attenzione o addirittura evitarle a priori, impedendo la misurazione sulla fronte a chiunque/operatore non abbia la percezione di quale attrezzo pericoloso stia o no utilizzando. La maggioranza di questi apparecchi sono, come dicevo sopra, prodotti in Cina e per essere commercializzati nella Comunità Europea devono adeguarsi a dei criteri tecnici, tramite delle direttive UE. La marchiatura CE non è sufficiente; devono avere nella scatola i manuali d’uso nella lingua del paese europeo dove viene commercializzato e molti di questi non hanno né il manuale in lingua, né l’apposizione a quali direttive europee si devono conformare. La guardia di finanza ed il ministero dell’industria verificano?
Nel dubbio su che tipo di apparecchiatura si stia utilizzando e non avendo letto il manuale di utilizzo, consiglio di misurare la febbre lontano dalla zona degli occhi, in altre parti del corpo, meno sottoposte a sbalzi di temperatura esterna/interna, come i polsi oppure i lobi delle orecchie, modalità accettate anche in vari manuali di utilizzo, anzi, soprattutto il sistema sanitario dovrebbe dotarsi di apparecchiature idonee e non pericolose invece di chiedere alla gente di chiudere gli occhi.
Primo Agostiniani
Lei ha già la sentenza scritta
Mi pare che la sua domanda - peraltro non posta a me, ma alle autorità competenti - sia una sentenza più che una richiesta di chiarimenti. Le sentenze di solito arrivano dopo i processi, non prima. Giro comunque le sue “osservazioni” ai vertici della sanità pubblica. Se dovesse passare invece qui al giornale scoprirebbe che non usiamo strumenti degni di guerre stellari, ma autocertificazioni (ogni persona che arriva deve peraltro avere un appuntamento) e, in alcuni casi, piccoli apparecchi certificati che usiamo fra l’altro sul polso e comunque sempre protetti da uno schermo. Su una cosa invece la seguo: ci stiamo abituando a qualcosa di impensabile (stare lontani, non toccarci, non baciarci, considerarci untori fino a prova contraria), ma - in attesa di un vaccino sicuro - non c’è altro modo, come tragicamente dimostrano anche i dati che pubblichiamo di giorno in giorno, per sconfiggere il Covid-19. Siamo noi a poterlo piegare: con i nostri comportamenti, con la nostra attenzione, con le nostre mascherine (non sono museruole e hanno uno scopo molto diverso, come ben sa), proteggendo con attenzione noi stessi e il prossimo, a cominciare dai nostri cari. Infine, mi ha colpito molto una frase dello scrittore Paolo Giordano (sul Corriere della sera di mercoledì): «La seconda ondata sta mutando la nostra psicologia: le verità parziali portano al negazionismo strisciante». Maneggiamo dunque ogni parola - dubbi inclusi - con grande attenzione.
lettere@ladige.it