Preoccupa l'assalto al congresso Usa
Caro direttore,
mercoledì sera abbiamo visto le immagini dell'assalto al Congresso americano. Istituzioni democratiche sotto assedio. Non è un problema degli Stati Uniti soltanto. È un problema che ci riguarda. Da troppi anni si assiste ad un progressivo deterioramento delle istituzioni democratiche. Non si può rimanere indifferenti! Il problema riguarda l'Europa e soprattutto l'Italia. Non c'è un argine da opporre a questa marea montante diverso dalla paziente e perseverante costruzione di processi di partecipazione dal basso.
Le istituzioni democratiche ci appartengono e dobbiamo contribuire alla loro rivitalizzazione. Le soluzioni facili dettate dai vari populismi sono l'anticamera di un nuovo nazifascismo che risorge dalle proprie ceneri come l'araba fenice... La democrazia non è per sempre. Essa va difesa, curata, valorizzata. Non è bene da esportare. La democrazia si nutre dei suoi riti che per quanto possano, oggi, apparire superflui o orpelli da estirpare restano gli unici ancora per garantire lo sviluppo ordinato di una società.
I fatti delle ultime ore, però, ci interrogano sul senso e significato della democrazia americana. Un paese nel quale il diritto al voto e alla partecipazione politica non è garantito a tutti i cittadini. Nel quale se sei nero rischi di essere ucciso ogni qualvolta un poliziotto ti ferma per un controllo. Dove in molti stati vige la pena di morte. Dove le diseguaglianze sono eticamente (per i nostri canoni) inaccettabili. Ma è anche il paese nel quale la classe operaia (esiste ancora) ha votato Trump.
Fateci caso, ciò accade anche in Italia. Non è un caso che il Pd sia il primo partito nei centri storici mentre nelle periferie è scomparso. Da sempre ciò che accade negli Usa è destinato a propagarsi (con qualche anno di ritardo) nel resto del mondo. L'augurio è che la classe dirigente della sinistra (almeno ciò che è rimasto) impari la lezione. Cosa della quale è legittimo nutrire seri dubbi.
Elio Fonti
Non mi stupisce che ci sia l'America di Trump
La sinistra italiana, anche se, almeno a parole, ha sempre avuto un grande passione per gli Stati Uniti, mi pare più concentrata sugli equilibri del governo e sulle poltrone che potrebbero liberarsi in Italia, in questo momento. La "lezione" che arriva da Washington e dagli Usa è comunque davvero mondiale.
Parla a tutti noi (sempre che si sia ovviamente capaci di ascoltarla, la lezione). Contrariamente a quanto ho sentito in alcuni commenti, io penso però che anche in queste ore quel Paese ci abbia dato una lezione di democrazia: ha lasciato che si manifestasse (qualcuno sostiene anche che vi fosse, fra le forze dell'ordine, chi godeva all'idea che quei manifestanti sostenessero Trump) e poi è andato avanti come da copione: proclamando il vero vincitore e dunque il nuovo presidente Biden.
Penso anch'io che l'azione che Trump ha di fatto sostenuto sia eversiva e molto simile a un golpe, ma il sistema democratico ha retto e ha vinto. Dimostrando ancora una volta quanto Trump sia "altro" rispetto alla politica, alla democrazia, anche alla capacità di leggere il presente. Più volte mi sono ritrovato a citare un piccolo e illuminante libro di Romano Prodi (Il piano inclinato - Il Mulino) nel quale l'ex presidente del consiglio ed ex capo della Commissione europea ci dice che non c'è un'America. Ce ne sono molte, diversissime fra loro e rispetto a quella che noi immaginiamo da sempre, influenzati da sogni, canzoni e film.
Ed è ciò che emerge dalla sua lettera. C'è l'America della pena di morte e quella che alla pena di morte si oppone con forza. C'è l'America guerrafondaia e quella pacifista, quella che non bada agli accordi internazionali sul clima e quella profondamente ecologista. Non mi stupisce dunque che ci sia l'America di Trump. Ma è un'America che ora è minoritaria. L'argine dunque c'è: si chiama proprio democrazia.
Il resto è uno show certo inquietante e rragico (ci sono infatti anche dei morti, pourtroppo), ma su cui è calato in gran parte il sipario. Il che, sia chiaro, non deve farci stare tranquilli. Perché quell'aria potrebbe tornare a gonfiare le vele del populismo, dell'egoismo, dell'indifferenza, dell'ignoranza delle regole e della verità.
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