Spostamenti vietati, un vero paradosso

Il divieto di spostarsi fra Trento e Bolzano, appartenenti alla stessa Regione, per il nostro lettore è un vero paradosso. E il nostro Direttore risponde.

Spostamenti vietati, un vero paradosso

Relativamente alla pandemia in corso ritengo che, seppur con alti e bassi, “siamo tutti sulla stessa barca”, qualche territorio leggermente meglio, qualche altro leggermente peggio (tra i quali figura l’Alto Adige), ed è evidente che se una differenziazione delle misure avrebbe potuto avere una ragione al primo manifestarsi della pandemia, con il nord maggiormente colpito, in questa fase la fotografia del Belpaese è molto simile e a mio avviso ha forse meno senso una differenziazione dei provvedimenti di contenimento tra regioni.
Anche per questo risultano paradossali i timori manifestati sulla possibilità di raggiungimento delle seconde case, dato che in Alto Adige non siamo certo più virtuosi di altri (anzi siamo rimasti quasi gli unici in zona rossa) e basta affacciarsi in certi bar del capoluogo per capire che non è certo il turista che viene a trascorrere un periodo di riposo nella casa che con fatica ha acquistato, che può essere determinante nella diffusione del virus. Bisognerebbe anzi considerare le due province del Trentino Alto Adige componenti di un’unica regione (come geograficamente ed in piccola parte politicamente sono), per permettere quando consentito, al pari del resto della nazione, gli spostamenti al suo interno.
Un siracusano poteva quando era in zona gialla percorrere i circa 400 chilometri necessari per raggiungere un parente a Trapani, un grossetano può percorrere i 200 chilometri per raggiungere un amico a Massa, un piacentino poteva percorrere i 275 chilometri per andare al mare a Riccione, ma un bolzanino, anche qualora la provincia fosse posta in zona gialla, non potrebbe percorrere i circa 50 chilometri per raggiungere un parente che risiede a Trento. Già la nostra regione è piccolissima, almeno in questi casi consideriamola unitariamente ed accantoniamo il “Südtirol uber alles”.
Presumo i due “governatori” (termine che richiama un po’ il colonialismo) all’occasione farebbero bene, nell’interesse comune locale, ad accordarsi in tal senso (mi pare lo fecero ad inizio pandemia), anche perché la situazione tra i due territori è più simile di quanto dicano i colori. In sintesi, salvo un auspicato “miglioramento estivo” ne usciremo solo col vaccino, ma credo che almeno all’interno della propria regione ci si possa muovere liberamente, quando il governo centrale lo prevede per le altre regioni.

Claudio Della Ratta


 

I nostri presidenti non credono alla Regione

I nostri presidenti purtroppo faticano da tempo a capire la forza (e le necessità) di una dimensione regionale. In tempo di pandemia, c’è anche il paradosso di non potersi muovere fra le due province, ma i paradossi sono davvero molti ed è ora e tempo, pur tenendosi stretti l’autonomia e il peso conquistati negli anni, che le due Province su alcuni temi fondamentali si presentino compatte a Roma: l’unione fa ancora e sempre la forza. E la cornice regionale può essere ancora un’arma in più.

lettere@ladige.it

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