Lettere / Il direttore risponde

Dopo i soggetti a rischio pensiamo ai giovani

Gentile direttore, dopo la prima fase di vaccinazioni, che vedeva indicativamente coinvolti gli operatori sanitari, sociosanitari, il personale delle residenze per anziani con relativi ospiti e le persone di età avanzata quali gli over 80 (si sono nel contempo vaccinando insegnanti, forze dell'ordine ed altre categorie in prima linea nei confronti della pandemia), è arrivato finalmente il turno dei pazienti con problemi di salute (soggetti "estremamente vulnerabili" per particolari patologie), e si sta coinvolgendo la fascia 75-79 anni, e via a scendere per fasce d'età.

Da profano mi verrebbe da suggerire di passare, dopo queste prime fasi, direttamente alla vaccinazione dei giovani, invertendo la scaletta attualmente prevista.

Se l'utilizzo delle mascherine ha un certo ruolo nel contenimento del contagio (e presumo di si, vista l'obbligatorietà di utilizzo), ritengo sarebbe utile vaccinare prima coloro che più faticano ad indossarla e meno rispettano le regole. Se è vero che moltissimi ragazzi, sempre di più oserei dire, la indossano regolarmente, è altrettanto vero che, tra coloro che non la indossano, i giovani rappresentano la categoria di gran lunga maggiore.

Molto più raro (anche se purtroppo ve ne sono) vedere in questa fase un adulto privo di mascherina, mentre i ragazzi, che sono spesso in gruppo tra loro, con relativa frequenza non la indossano e, seppur involontariamente, contribuiscono al rientro in famiglia a portare il virus.

Una persona di età, ad esempio, tra 65 e 80 anni è con ogni probabilità in pensione e, quando in salute, potrebbe a mio parere attendere con maggior pazienza che venga il proprio turno di vaccinazione, rispettando nel contempo le regole utili al contenimento della propagazione del virus.

E questo vale anche per le altre fasce d'età che riguardano gli adulti.I ragazzi invece, oltre ad ammalarsi meno e sentirsi per questo meno coinvolti (rimangono comunque vettori importanti), proprio in virtù della loro giovane età e dei conseguenti desideri, priorità e legittime esigenze, attuano comportamenti (ritrovo in gruppo, feste private, assembramenti nei luoghi di ritrovo di massa, etc.) che fanno aumentare il rischio di trasmissibilità.

Possiamo inserire tutte le regole che vogliamo, ma quando queste riguardano una così ampia platea di persone è difficile imporre il rispetto delle stesse, che è sempre più frequentemente lasciato al senso civico del singolo.

Per questi motivi la vaccinazione dei giovani dovrebbe essere prioritaria, in quanto con molta probabilità più efficace nell'economa generale degli obiettivi sul tema prefissati, che devono portare ad un'immunizzazione di gregge più tempestiva possibile.

Claudio Della Ratta


 

Buona idea una manovra "tenaglia"

 

 

La considero una proposta convincente. Rispondendo ad un'altra lettera simile, ho già avuto modo di sottolineare la validità dell'idea di "salvare" subito i giovani (e indirettamente tutti noi, visto che sono il nostro futuro, ma anche le persone che si muovono di più).

 

Un'idea, questa, già lanciata anche da Veltroni sulle pagine del Corriere.

Penso che i nonni per così dire più giovani - e dunque non a rischio - siano d'accordo, anche perché loro hanno bisogno prima di tutto di un altro vaccino: quello dell'abbraccio dei loro nipoti.

Perché la lontananza sta diventando la terza malattia. La prima è il covid, la seconda è la drammatica crisi economica che il covid ha provocato, la terza è l'assenza di un bacio, di una carezza, di una vicinanza che manca quanto il vento alle vele della barca della nostra vita.

Il presidente del consiglio in Senato ha detto che si deve insistere con gli anziani, ma potrebbe essere interessante puntare invece su una specie di tenaglia (perfetta per "schiacciare" il virus) che veda da una parte gli anziani, dall'altra i giovani e al centro, buoni ultimi, coloro che hanno 40 o 50 anni (salvo che non abbiano ovviamente particolari patologie). Parliamone.

lettere@ladige.it

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