Lettere / Il direttore risponde

Donne, qualche idea contro la violenza

La risposta di Alberto Faustini al lettore che chiede, tra le altre cose, "una specie di autocensura da parte della stampa, un po' come accadde con i sassi dai ponti e cavalcavia, ovvio con la dovuta distanza, sui fatti di violenze sulle donne"

Signor Direttore, sono indignato e non solo da oggi, che ogni giorno si debba sentire di violenza. Mi riferisco in particolare contro le donne. Proporrei una specie di autocensura da parte della stampa, un po' come accadde con i sassi dai ponti e cavalcavia, ovvio con la dovuta distanza.

Forse, potrebbe essere un'idea. Io credo comunque che il legislatore dovrebbe punire in modo esemplare quanti si rendono feroci esecutori di tali misfatti. E ci metto anche gli stupri che disonorano non i maschi, ma il genere umano.

Chissà se la Corte dell'Aia non ci metterà anche questa esecrabile categoria! Sento la nausea per tutto questo imbarbarimento in tempi in cui si parla di civiltà. Se fossi giovane mi farei evirare per non condividere tale vergogna. E termino ricordando ai parlamentari la frase di Cicerone: «usque tandem?».

Renzo Magagnin


 

Si tratta di rovesciare culture, paradigmi, abitudini

 

 

Fino a quando Catilina - si chiedeva Cicerone - abuserai della nostra pazienza? Qui però non si tratta di pazienza o di leggi (perché questo dovrebbero fare prima di tutto i parlamentari: leggi moderne e degne del tempo nel quale vivono). Le leggi ci sono e negli ultimi anni se ne sono aggiunte alcune importanti. Si tratta però di cambiare una volta per tutte un pezzo della storia (fin tropo disumana) dell'umanità.

 

Si tratta di rovesciare culture, paradigmi, abitudini. E invece continuiamo a sentire (e a scrivere) di violenze sulle donne simili a quelle che le hanno precedute, di abusi, di tragedie (troppe volte annunciate).

E i giornali e la stampa in generale, in tutto questo, hanno il dovere di guardare la realtà, talvolta di sbattercela in faccia (anche se la realtà non è affatto bella, da vedere).

Non parlarne servirebbe a poco: prima di tutto perché in questo caso non c'è la grande e triste questione dell'emulazione (tema che ci ha spinto ad esempio a non parlare dei suicidi) e poi perché i femminicidi esistono purtroppo da tempi remoti, nei quali nessuno li poteva documentare. La soluzione drammatica che propone infine per così dire di infliggersi non mi pare avere senso.

Dobbiamo imparare ad amare davvero (invece di amore in queste tragedie non ce n'è proprio) e dobbiamo capire che le persone che amiamo non sono e non saranno mai una nostra proprietà

lettere@ladige.it

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