Guida al monte Baldo, tesoro naturale di confine
Non può vantare vertigini dolomitiche ed, essendo sul confine e sul grande Garda, è già in profumo di Veneto per cui ce lo sentiamo non del tutto nostro: ma il Monte Baldo andrebbe annoverato tra i fiori migliori (se non altro perché straordinariamente ricco di fioriture svariatissime) del Trentino. E frequentato di più, anche dagli indigeni settentrionali della provincia, che magari esplorano più volentieri il Sudtirolo.
La Guida al Parco Naturale Locale del Monte Baldo (Fondazione Museo Civico Rovereto - Edizioni Osiride, 208 pp. tutte a colori, 15 euro) è un libro che autorevolmente e dettagliatamente incoraggia alla scoperta o riscoperta di questo bastione di bellezza del Trentino meridionale, una vera perla ambientale.
Pubblicazione realizzata con il sostegno finanziario del Programma di sviluppo rurale 2007-2013 (sostenuto da Ue, Stato e Provincia), la Guida è giustamente dedicata a Luigi Ottaviani , farmacista di Brentonico, «appassionato naturalista e straordinario divulgatore che da sempre ha creduto nell'istituzione del parco naturale del Baldo». E dall'attuale presidente del Parco, il sindaco uscente di Brentonico Giorgio Dossi, nella presentazione del volume, il parco naturale è definito, a ragione, «un processo culturale; non un fatto intellettuale, aristocratico, patrimonio di pochi eletti, ma un processo collettivo in cui vengono messi in gioco la ragione, le conoscenze storico-scientifiche, l'affetto e la passione per i luoghi in cui si è nati, lo stupore estetico e contemplativo per le straordinarie bellezze che ci offre quel laboratorio insieme di microcosmi».
E se l'autore del Piccolo Principe, citato nella presentazione, fa dire al geografo «Noi non annotiamo i fiori, perché i fiori sono effimeri», l'ingegner Dossi si schiera dalla parte del Piccolo Principe, che ritiene i fiori la cosa più bella del mondo e che non conosce, oh anima bella, l'aggettivo «effimero».
Effimero non è certo il massiccio Baldo, il rilievo più occidentale delle Prealpi venete, con i suoi 38 km una delle catene montuose che più si spingono verso la pianura padana, 390 kmq di superficie, un'escursione altimetrica di oltre duemila metri tra i 65 del lago e i 2.218 di Cima Valdritta.
Ed effimera non vuole essere neppure questa Guida, che non si limita alla descrizione degli scenari paesaggistici, agli aspetti botanici e alla descrizione orografica, ma affronta anche - in agili ma puntuali capitoli - la geologia, l'archeologia, le pagine della grande storia che quei luoghi ha attraversato, la lunga gestazione dell'idea del Parco, le sue malghe, le proposte di escursione.
Insomma, una summa: arricchita da foto molto belle, che rendono decisamente piacevole la passeggiata in queste duecento pagine.
Il Monte Baldo - seppur meno eroico del Grappa, meno alto della Marmolada, meno alpinistico del Campanil Basso - meritava questo omaggio a più mani (i testi sono di Alessio Bertolli , che è anche il coordinatore dell'opera, Filippo Prosser, Franco Rizzolli, Michela Canali, Maurizio Battisti, Barbara Maurina, Luciano Bertolli, Giulia Tomasi e Giorgio Dossi ): i primi uomini lo scoprirono già undicimila anni prima di Cristo, sulle sommità preservate dalle glaciazioni; nel Neolitico sorsero i primi villaggi, all'età del rame risale la statua stele che è una delle glorie locali, insieme alle orchidee e alle altre rarità fioristiche.
Per saltare a tempi molto più recenti, del 1926 è la prima idea documentata di salvaguardia. Alberto Bresavola de Massa scriveva: «Nulla vi manca, né avanzi di foreste secolari, né acque correnti, né magnifiche strade con romana fatica costruite dai nostri fanti... la maggior parte dei Comuni montebaldini ignora la sua ricchezza potenziale...». Al 1972 - sulla spinta del tenace e profetico Ottaviani - risale l'istituzione della riserva di Bés-Corna Piana, primo nucleo del Parco che vedrà Eugenio Turri tra i primi promotori, e già nel 1978 il «nostro» Aldo Gorfer coniava la dizione «Parco naturalistico-paesaggistico del Monte Baldo». Ora che il Parco c'è, la Guida che oggi si presenta è strumento fondamentale per conoscerlo, riconoscere l'intuizione dei promotori e difenderne il futuro innestato su un così nobile, condiviso, ripensato passato.
Nel presente eternamente rinnovato dei fiori, effimeri, ma resistenti.