Sam racconta la sua avventura. «Nello spazio sognavo una doccia»
«Nello spazio sognavo di fare una doccia ma mi mancherà l'idea di fluttuare in libertà. Porterò con me come il ricordo della vita extraterrestre»: dopo duecento giorni sulla Stazione Spaziale Internazionale e a poche ore dal rientro sulla Terra, Samantha Cristoforetti racconta per la prima volta da Houston, «la sua casa temporanea» come scrive su Twitter, la sua «esperienza eccezionale» che l'ha resa un personaggio pubblico.
«Ma l'astronauta non fa la celebrità di mestiere - tiene a precisare Sam - sono sicura che questa esperienza mediatica finirà». E nei prossimi 5 anni la Stazione Spaziale Internazionale (Iss) che ha ospitato la missione Futura a cui oltre a Cristoforetti hanno partecipato il russo Anton Shkaplerov e lo statunitense Terry Virts - iniziata il 24 novembre 2014 e terminata lo scorso 11 giugno - potrebbe essere sempre più tricolore con un astronauta italiano designato a ricoprire il ruolo del comandante, come ha fatto intendere Roberto Battiston, presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana a margine della videoconferenza con Houston, svolta nella sede Asi a Roma.
«Mi resta caro il ricordo della vita sulla Iss nel suo complesso - spiega Samantha Cristoforetti -. Oltre a fluttuare in libertà mi mancherà avere una finestra speciale per guardare la Terra da lassù. Non sono mai stata brava in geografia ma più passava il tempo più la Terra vista dallo spazio mi diventava familiare e sono diventata brava a riconoscere le diverse zone del mondo». «Fluttuare diventa la normalità, ti permette di porgere un oggetto lanciandolo - aggiunge ancora l'astronauta -. L'altro giorno stavo quasi per lanciare il cellulare al mio medico poi mi sono fermata e ho pensato che non ero più sullo spazio».
Samantha fa sapere da Houston che sognava di fare una doccia (l'ha fatta da seduta, in Scozia, tra un volo e l'altro che la portava a Houston) e che poi ha mangiato "un'insalatona". Tra i ricordi della sua esperienza Sam annovera l'arrivo sulla Iss con l'assenza di peso e il ritorno «con la Soyuz che si separa e le immagini dell'ultima alba». Ma anche gli attimi di concitazione per l'intervento d'emergenza a gennaio scorso, e tutto il lavoro di ricerca che ha permesso di osservare fenomeni che a Terra non posso essere studiati: «Io ho prestato solo mani e occhi - spiega - ora gli scienziati analizzeranno i dati, ci vorrà un po' di tempo».
Ora, a missione finita, l'astronauta italiana farà attività di comunicazione con i suoi colleghi - si chiama «post fly tour» - che a ottobre la porterà in Italia. «Dallo spazio ho cercato di raccontare e mi fa piacere se ho avuto un impatto positivo per i ragazzi che hanno interesse per spazio e tecnologia. Ma l'astronauta non fa la celebrità di mestiere, sono sicura che questa esperienza mediatica finirà» puntualizza Samantha che a metà estate rientrerà in Europa, nel centro Esa di Colonia, in Germania.