Sat, obiettivo richiamare più giovani nelle sezioni
La ricetta per aumentare l'appeal della montagna nei confronti dei ragazzi trentini? È stata svelata direttamente dai giovani satini di tutta la provincia, coinvolti dallo psicologo Carlo Plaino in un lavoro di gruppo i cui risultati sono stati presentati domenica al congresso di Fondo, che ha visto la partecipazione di 350 alpinisti tridentini.
«In questo studio, al quale hanno preso parte venti ragazzi divisi in due gruppi, sono state coinvolte tutte le sezioni, da Arco a Cembra, da Trento a Malé e non ha visto la presenza di adulti. In questo modo, è emerso il pensiero dei nostri ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 24 anni, senza alcun condizionamento esterno» ha spiegato il coordinatore del progetto Francesco Zini, responsabile della Sat giovanile di Fondo.
Importante, secondo i giovani soci della Sat, è il ruolo della scuola come luogo da cui partire per coinvolgere più giovani. Come? Soprattutto attraverso il contatto diretto, grazie ai legami di amicizia fra ragazzi. Anche perché i giovani che frequentano i vari gruppi della Sat considerano importante lo stare insieme e l'aspetto del fare gruppo in generale, anche per testare la fiducia reciproca e la condivisione di nuove scoperte ed esperienze.
La simpatia dell'accompagnatore è stata citata come fattore importante: l'equipe di adulti dovrebbe essere composta da un «giullare», da un leader e da una persona empatica. Ciò che non piace ai ragazzi è invece quando il loro accompagnatore è troppo serio, severo, sgrida e non insegna, è rigido e non coinvolgente.
Andrebbero poi ideate proposte interessanti per la fascia di età 17-19 anni, poiché proprio questi ragazzi se mantenuti in sezione potrebbero rivelarsi «attrattivi» nei confronti dei più piccoli per i quali possono apparire come modello di giovani-adulti da imitare.
Ciò che andrebbe facilitato - sempre secondo i risultati della ricerca - è il processo di educazione fra pari: individuare dunque dei giovani competenti e metterli in risalto, affinché i più piccoli si identifichino in loro e li seguano.
In questo senso, dunque, la figura dell'accompagnatore necessiterebbe di essere «svecchiata».
Il vicepresidente nazionale del Cai Paolo Borciani, a tal proposito, ha fatto notare che per andare incontro ai giovani è necessario proprio abbassare l'età media degli istruttori (oggi a quota 52 anni), affinché sappiano colloquiare al meglio con i ragazzi. Parole che sono state riprese anche dal presidente del Cai altoatesino Claudio Sartori e dall'omologo dell'Alpenverein Südtirol Georg Simeoni.