Gli esperti, Trentino fragile: investire contro i rischi idrogeologici
Quale contesto alpino, quello trentino rimane un territorio fragile, dove i numerosi interventi di prevenzione e conservazione ambientali attuati negli ultimi anni non escludono in modo assoluto un rischio idrogeologico. Nondimeno, la manutenzione continua coniugato con il monitoraggio degli interventi effettuati in passato, assieme alla collaborazione degli esperti preposti al controllo e alle verifiche, possono mitigare i fenomeni naturali, riducendo al minimo l'eventualità di disastri o di danni a persone o cose.
È questo il dato emerso, nel pomeriggio di ieri, dalla tavola rotonda in tema di «Equilibrio con la natura: conoscenze per la prevenzione», organizzata dal Gruppo di formazione per professionisti Pen (Progettare in equilibrio con la natura) in occasione della sua presentazione pubblica. L'incontro, moderato dal direttore del quotidiano l'Adige Pierangelo Giovanetti e tenutosi presso l'aula magna del Muse, ha visto la partecipazione di esperti del settore geologico e docenti universitari, tecnici della pubblica amministrazione e rappresentanti politici. Obbiettivo del confronto era comprendere lo stato dell'arte delle misure di prevenzione del rischio ambientale in Trentino.
«Il Trentino è un territorio fragile - ha detto Aronne Armanini, docente di idraulica presso l'ateneo locale - sia per quanto riguarda la propagazione dell'acqua lungo i versanti alpini, sia in relazione all'erosione del suolo. In tal senso, possiamo parlare di una pericolosità elevata, che tuttavia è mantenuta sotto stretto controllo grazie ad una tradizione di cura e conservazione ambientale. Ciò che dobbiamo fare oggi, è mantenere quello che è stato fatto in passato: non servono grandi investimenti in opere pubbliche senza che prima vi sia un investimento in conoscenza, pianificazione e comunicazione, per rendere partecipi i cittadini delle scelte riguardanti il loro territorio».
A quanto emerso, da nel corso degli anni, al rischio idrogeologico si è aggiunto anche il problema consumo del territorio e dell'aumento eccessivo delle aree boschive a scapito dei pascoli. «La legge urbanistica approvata di recente - ha però chiosato al riguardo l'assessore provinciale Carlo Daldoss - si mette proprio nell'ottica di tutelare e preservare un ambiente intaccato, incentivando le riqualificazioni e, nei prossimi anni, le demolizioni degli edifici non più utilizzati. Ma anche promuovendo il disboscamento a favore di prati, pascoli e aree coltivate (con il finanziamento di 3milioni di euro nel 2016 ed altrettanti nel 2017)».
In merito alla prevenzione di eventuali disastri naturali, è invece intervenuto il geologo Lorenzo Cadrobbi, presidente del Gruppo Pen, che ha rilevato l'importanza di un approccio multidisciplinare in caso di realizzazione di nuove opere.
Tra gli argomenti trattati nel corso del dibattito, poi, vi era anche il problema dell'apertura al pubblico di vecchi tracciati e della diffusione di una cultura della sicurezza e della tutela ambientale tra la popolazione.