Petrolio in acqua Non c’è emergenza
Dopo sette giorni dalla rottura della condotta petrolifera gestita dalla società Iplom - che il 17 aprile ha sversato nel torrente Polcevera e nel rio Fegino 550 tonnellate di greggio, 50 delle quali finte in mare, dopo la paura di veder morire il mare e stroncare una stagione turistica promettente - è rimasta una chiazza a 10 chilometri al largo di Varazze.
Le ricognizioni effettuate oggi dalle unità navali e dai mezzi aerei della Guardia Costiera «mostrano come le attività di disinquinamento svolte dai mezzi impiegati da Iplom che da quelli di Castalia messi a disposizione del Ministero dell’Ambiente a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza locale abbiamo completamente esaurito, a largo e lungo la costa, le residue presenze di iridescenze e di sostanza oleosa, che solo in alcuni punti si presentavano più consistenti». Lo si legge nel dispaccio di aggiornamento della Capitaneria di porto emesso dopo la revoca dello stato di emergenza locale.
«L’accuratezza delle ricognizioni - si legge nella nota - ha consentito anche di fugare un dubbio sorto all’equipaggio dell’elicottero della Guardia Costiera che, sorvolando stamane al largo di Arenzano, aveva avvistato alcune chiazze che sembravano di sostanza oleosa. In realtà giunta sul posto poco dopo, si trattava semplicemente di un agglomerato di piccole meduse.
Fino a quando non sarà stata completata la bonifica del greto dei torrenti interessati dallo sversamento permarranno tutti i presidi di contenimento lungo il corso d’acqua e presso la foce, necessari a evitare che anche quel poco di greggio ancora presente nell’alveo possa giungere a mare, così come resteranno ancora in servizio alla foce del Polcevera i battelli disinquinanti costieri».