Cipra denuncia: cala la neve ma si insiste con gli impianti
La Cipra, Convenzione per la protezione delle Alpi, lancia un nuovo allarme sull’impatto sulle aree montane derivante dal turismo sciistico invernale.
«Sempre più grande, più in alto, più in là: l’espansione delle zone sciistiche assume dimensioni non più sostenibili», scrive la Cipra, rilanciando l’appello contro la corsa al potenziamento dei comprensori sciistici.
«Dati di fatto come i cambiamenti climatici, la stagnazione del numero degli sciatori e il calo dei profitti evidenziano l’urgenza delle richieste presentate.
Gli Stati alpini - sottolinea la Cipra - fanno a gara nell’ampliamento dei rispettivi comprensori sciistici: in Germania due comuni ai piedi del Riederberger Horn cercano di allentare i vincoli del Piano alpino della Baviera, uno strumento consolidato per la protezione delle Alpi, per realizzare un collegamento tra zone sciistiche attraverso un’area protetta.
Altri esempi sono il previsto collegamento delle zone sciistiche su ghiacciaio tra le valli Ötztal e Pitztal in Austria oppure l’ampliamento delle aree sciistiche di Malga San Valentino e Belprato oltre i limiti autorizzati in val Venosta (Sudtirolo).
A fornire valide ragioni contro un eccessivo potenziamento dei comprensori sciistici sono soprattutto i cambiamenti climatici, la stagnazione del numero degli sciatori e il calo della redditività. Molti di essi sono già oggi al limite della sopravvivenza economica. In Svizzera, ad esempio, solo un terzo delle zone sciistiche sono economicamente redditizie.
Alla fine di settembre 2016 i rappresentanti di Cipra Germania, Austria, Sudtirolo e della Cipra International hanno lanciato l’allarme in una conferenza stampa congiunta a Innsbruck.
Essi chiedono una moratoria a livello alpino per l’ampliamento delle zone sciistiche e una strategia sostenibile per lo sviluppo nelle regioni alpine che tenga conto degli accordi vigenti, dei piani territoriali e dei cambiamenti climatici sulla base della Convenzione delle Alpi.
Katharina Conradin, presidente della Cipra International, ha precisato “Per un cambiamento di mentalità sarebbe necessario un forte impegno per promuovere progetti rispondenti a coerenti criteri di sostenibilità, e questo in tutti gli Stati alpini”. A tal fine sarebbe indispensabile una maggior cooperazione nel turismo estesa a tutto lo spazio alpino.
Nei Paesi di lingua tedesca l’appello della Cipra ha avuto un’ampia risonanza. Numerosi organi di informazione hanno colto l’occasione per approfondire il tema del futuro degli sport invernali. Le reazioni sono state sia favorevoli che critiche».
In un’altra nota, si sottolinea appunto che questo aumento degli investimenti nel turismo sciistico, la Alpi continuano a perdere neve: «Gli inverni sono sempre più corti e poveri di neve, questo è emerso da uno studio di recente pubblicazione. La causa della minor durata dell’inverno è stata individuata in particolare nel precoce disgelo primaverile.
Il riscaldamento climatico si fa sentire anche alle quote più elevate, come ha constatato una recente ricerca condotta dall’Università di Neuenburg e dall’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio.
I ricercatori hanno analizzato i dati di undici stazioni meteorologiche situate tra i 1100 e i 2500 metri di quota in Svizzera. I risultati parlano chiaro: la stagione della neve oggi inizia mediamente con dodici giorni di ritardo e finisce 25 giorni prima rispetto a 45 anni fa.
Pertanto il semestre invernale ha perso mediamente 37 giorni caratterizzati da copertura nevosa. Anche l’accumulo massimo di neve è diminuito di un quarto. Non si riduce dunque solo il periodo della copertura nevosa, ma anche la quantità di neve complessiva.
Contemporaneamente i comprensori sciistici continuano a investire per potenziare impianti di risalita e piste da sci, come ha recentemente evidenziato la Cipra in una conferenza stampa a Innsbruck.
Ma il turismo non è l’unico settore colpito da questi sviluppi: meno neve significa un minor deflusso dallo scioglimento della neve, quindi d’estate diminuisce l’acqua a disposizione della società e degli ecosistemi».