Camoscio rischiava la cecità Salvato e curato in tempo
I camosci da alcuni anni sono diventati una presenza costante sull'Alpe Cimbra. In ogni zona se ne contano parecchi, nei campi di Nosellari anche 23 esemplari tutti in un gruppo, molti camosci anche sulla direttrice Serrada-Guardia.
Giorgio Olivi, il papà del vicepresidente della Provincia Alessandro, stava percorrendo insieme all'amico Gianfranco Besenzoni la via che da Serrada porta ai piedi della Martinella. Un viaggio da sogno per due amici che si raccontano le fiabe «de sti ani». Si discute del paesaggio, dei larici sublimi testimoni di mille aneddoti, si parla della terra di galli cedroni, il Ponolz, che si distende a dorso di mulo. Più su sono i fagiani di monte a dirigere l'orchestra primaverile.
Durante il viaggio un po' storico ed un po' culturale i due «serradini» si imbattono in un camoscio solitario che se ne sta dritto come un fuso. Olivi e l'amico lo osservano, il camoscio è ad un metro dalla strada asfaltata, su una via pericolosa, con il rischio di poter essere investito. I due amici incrociano lo sguardo dell'animale, si avvicinano piano quasi per non disturbarlo. Il camoscio incomincia a girare intorno ai due estranei e si avvicina sempre più. Poi si ferma ad un palmo da loro.
Giorgio e Gianfranco toccano la bestia che si lascia coccolare, la osservano attentamente e si accorgono che non ci vede dall'occhio destro. La prendono con estrema delicatezza e non senza fatica, la portano nel recinto di casa Olivi ed avvertono il rettore della sezione cacciatori di Folgaria Aldo Gerola e la forestale.
Il camoscio viene sottoposto ad una prima visita dal veterinario che, constatata la cecità parziale dell'animale, decide di portarlo al Casteller. L'animale probabilmente diventerà cieco, una specie di cataratta copre il suo campo visivo e dovrà essere operato. «È recuperabile», sostiene il veterinario. Il piccolo camoscio sembra aver trovato comprensione, qualche mesetto al centro recupero e poi potrà nuovamente correre libero.