Ricordando Adriano Rizzoli Ambiente, battaglia continua

Un anno fa moriva Adriano Rizzoli, anima della lotta ambientalista contro la realizzazione dell’inceneritore di Trento. Oggi lo ricorda la figlia Anna.


Ricordo che nei giorni di pioggia la stretta viuzza che porta a casa nostra, in quel di Martignano, era punteggiata da numerose chiocciole eroiche, ben decise ad attraversare la strada nonostante l’incombente pericolo degli automobilisti distratti e indifferenti. Mio padre fermava sempre la macchina a qualche metro di distanza non appena avvistava il primo “lumacone”. Lo raggiungeva a rapidi passi e lo traghettava sulla sponda sicura. Poi ripartivamo, sereni e tranquilli. Non era certo il tipo pronto ad accettare «l’inelluttabile destino» del «limoc» come qualcosa di già scritto.

E così nel 2004, a 51 anni, Adriano Rizzoli, fonda con altri l’Associazione Onlus «Nimby Trentino». Lo scopo è quello di «portare tutte le informazioni possibili per argomentare costruttivamente sui migliori modi, al fine della salvaguardia della salute e della tutela del territorio, di gestione e di smaltimento dei rifiuti, siano essi urbani, industriali o speciali. Con la certezza che il Trentino saprà rinunciare alla prospettiva dell’inutile e inquinante inceneritore».
Nimby, il criticatissimo acronimo inglese che sta per «Non nel mio giardino». Più volte gli chiesi perché volesse dare un nome così ambiguo all’iniziativa in cui avrebbe convogliato per circa due lustri le proprie migliori energie fisiche, emotive e intellettuali. Lui mi rispondeva che era per stimolare una riflessione. Il giardino per lui era il pianeta intero, nessun angolo escluso.

Gli anni del totalizzante impegno per l’ambiente furono preceduti da un’incubazione intensa e coerente. Classe ’53, fu primo obiettore di coscienza al servizio militare e svolse il servizio civile a Villa S.Ignazio. Si dedicò poi alla bioedilizia, in anni in cui non era ancora in voga. E poi venne l’impegno pubblico a tempo pieno.

Può essere di grande utilità a ognuno riflettere sulle vite degli altri, specialmente quando assumono caratteri così peculiari, come quelli di Adriano. Penso che l’origine del suo agire politico – in senso lato – fu un sentimento di urgenza e partecipazione alle vicende di un territorio cui sentiva di appartenere profondamente, proprio come un capo Sioux che intesse un rapporto personale con la terra che lo vede nascere e poi morire.

Si riteneva responsabile, da comune cittadino, del dire e del non dire, dell’agire e dell’osservare passivamente. Cominciò a scrivere lettere, numerosissime, in risposta ad articoli pubblicati su «l’Adige». Lo scrivere alimentò la vocazione che anni dopo sarebbe confluita in «Nimby», nella catena del digiuno, nel pellegrinaggio lungo il cammino di Francesco. Era stato uno studente  indisciplinato, eppure quando si diede un compito lo portò fino alla fine, approfondendo il tema della gestione dei rifiuti con la meticolosità di un ricercatore e invitando a Trento studiosi di fama internazionale. In questo modo pose le fondamenta per una rete di scambi con migliaia di ambientalisti, non solo in Trentino.

Fu in seguito contattato da molti comitati trentini ma anche oltre regione e li affiancò nelle loro battaglie. Dotato di forte autocritica e di una determinazione ferrea, incapace di fermarsi se riteneva una causa giusta, anche a costo di rimetterci in equilibrio fisico, non ebbe paura di esporsi a forti antipatie con le sue parole dirette e lucide, spesso ospitate nel sito www.ecceterra.org

Vogliamo ricordarlo oggi, 14 febbraio 2018, a un anno dalla morte, con questo articolo rivolto ai nostri concittadini, augurandoci che il suo esempio trovi imitatori. Con un gruppo di amici abbiamo fondato «Agricultura Trentino», con l’intento di promuovere un’agricoltura che salvaguardi la biodiversità e la salute di tutti, agricoltori inclusi.

Ci rivolgiamo inoltre ai decisori politici con l’auspicio che possano orientare le proprie scelte a forti valori ispiratori, tra i quali i già citati biodiversità e salute ci sembrano i più cruciali e capaci di includere i diritti di tutti, nessuno escluso, e non alla ricerca di un fragile consenso o compromesso a breve termine con pressioni economiche da parte di un’oligarchia ristretta.

E infine una citazione, per ispirare quanti di noi sentono sia arrivato il momento di reagire all’inerzia per creare qualcosa di buono insieme ad altri, all’interno di un orizzonte di senso condiviso: «Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini convinti e ben decisi possa cambiare il mondo» (Margaret Mead)

Anna Rizzoli

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