Ecco l'elegante e rarissima cicogna nera a Lavarone: una sosta nella migrazione
Passeggia con eleganza, la cicogna nera, tra le chiazze verdi del pascolo di Malga Basson di Sotto, ad un tiro di schioppo dal Passo Vezzena, a 1.400 metri di quota. Un incontro eccezionale. Com’è eccezionale questo tempo da lupi (che frequentano la zona: l’ultima carcassa di cervo con cui hanno banchettato è stata rinvenuta poco dopo l’Osteria al Termine, lungo la Val d’Assa) di una domenica di metà maggio. Alle spalle il Piz de Levico è completamente imbiancato. Sono da poco passate le 17, temperatura di 2-3 gradi. Piove, e pure le marmotte che in queste settimane si sono rimesse a giocare sui prati attorno al passo, se ne stanno rintanate. Appena sopra Malga Biscotto e Malga Sassi l’acqua scende mista a neve. Pozze di acqua si sono formate a lato della stradone che collega Lavarone ad Asiago.
È la stagione più emozionante. Gli impianti da sci del passo sono chiusi, le malghe sono ancora inanimate. Zero turisti in giro, oggi. E anche i boscaioli che recuperano gli schianti lungo la pista che porta alla Baita del Neff riposano. Solo silenzio. La cicogna nera (Ciconia nigra) è una specie protetta. Non corre il rischio dell’estinzione a livello mondiale. Ma è un uccello raro, rarissimo, in Europa, e ancora di più in Italia. Nidifica nel Bel Paese da poco più di quindici anni, e sono pochissime le coppie censite: monitorate in Piemonte, soprattutto, ma è stata vista anche più sud, nel Lazio, in Basilicata, in Calabria.
Con un’apertura alare che arriva ai due metri, è di poco più piccola della cicogna bianca. Difficile vederla. Perché rarissima, e anche perché molto elusiva. Molto più della cugina bianca. La cicogna nera, infatti, predilige boschi e foreste, dove stare riparata, preferibilmente su grandi alberi. Ma ama pure la presenza di corsi d’acqua, stagni, praterie umide, pareti rocciose dove può nidificare. Che ci sta a fare, questo uccello raro, sull’Alpe Cimbra? «Siamo ancora in periodo di migrazioni» spiega Paolo Pedrini, esperto del Muse dove è responsabile Zoologia dei vertebrati. Pedrini partecipa ai programmi di monitoraggio delle specie minacciate e a quello delle migrazioni degli uccelli.
«La cicogna bianca è molto più diffusa, frequenta ambienti rurali e urbanizzati. Di recente, in Alto Adige, se ne sono avvistate una sessantina. Quella nera è davvero molto più rara. Abbiamo avuto la segnalazione di qualche passaggio in volo, in passato». È per fare pit stop che il nostro esemplare si è fermato al Passo Vezzena. Per riposare e fare rifornimento. «Si nutre di rane, micromammiferi come le cavallette. La rotta migratoria, dalle Afriche, le porta al centro-nord Europa» dice Pedrini «Ma con questo tempo eccezionale, con il freddo, le correnti ascensionali termiche che le aiutano in volo, vengono meno. Ed il volo “battuto” (con la forza del battere le ali, ndr) è molto più dispendioso». Mostro la foto all’esperto del Muse. «Ha le zampe rosse, ma non ha la testa nera. Probabilmente» spiega Pedrini «è un giovane esemplare di due anni. Di cicogne nere stanziali in Trentino non ce sono. Una zona ideale, tra boschi, forre ed acqua, sarebbe la val di Cembra».