L'Amazzonia in cenere e Bolsonaro manda 44mila soldati
L’Esercito brasiliano ha iniziato il dispiegamento di uomini e mezzi in Amazzonia per contrastare gli incendi.
Sul campo ci saranno 44.000 soldati a cui saranno affiancati aerei militari. Lo hanno reso noto i ministri della Difesa e dell’Ambiente illustrando i piani per contrastare i roghi.
Grandi sfide globali “investono l’economia, il commercio, la sicurezza, la politica estera, con particolare attenzione allo sviluppo sostenibile, alla lotta ai cambiamenti climatici e alla tutela dell’ambiente. Siamo fortemente preoccupati da quanto sta accadendo in Amazzonia, il polmone verde del mondo, devastata dai roghi”. Lo scrive su Facebook il premier Giuseppe Conte al suo arrivo ieri al G7. “Si tratta di temi che in questi 14 mesi sono stati sempre al centro dei miei interventi e di cui discuteremo nelle prossime ore”.
Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, in un breve discorso trasmesso a reti unificate, ha detto che gli incendi forestali in Amazzonia, che “non sono al di sopra della media degli ultimi 15 anni”, non posso servire come “pretesto per imporre sanzioni internazionali” contro il Brasile, alla vigilia del vertice G7 di Biarritz in cui vari paesi, capitanati dalla Francia, hanno detto che intendono prendere misure per garantire la protezione ambientale nel paese sudamericano.
“Siamo un governo di tolleranza zero con la criminalità, e nell’area ambientale non sarà differente”, ha assicurato Bolsonaro. Dopo aver spiegato che “negli anni più caldi, come questo 2019 (gli incendi) avvengono con maggiore frequenza” e anche se quelli attuali “non sono al di sopra della media degli ultimi 15 anni, Bolsonaro ha comunque ammesso che “non siamo soddisfatti con quello che sta succedendo”.
“D’altra parte, è necessario affrontare queste questioni con serenità”, ha proseguito il presidente brasiliano, secondo il quale “diffondere dati e messaggi senza fondamento dentro e fuori del Brasile non aiuta a risolvere il problema, e serve solo come strumento politico di disinformazione”. In conclusione del suo intervento, Bolsonaro ha detto che “gli incendi forestali esistono in tutto il mondo e questo non può servire come pretesto per possibili sanzioni internazionali”, perché “il Brasile continuerà ad essere, come è stato finora, un paese amico di tutti e responsabile nella protezione della sua foresta amazzonica”.
Durante la trasmissione del discorso televisivo del presidente Jair Bolsonaro si sono sentite “paneladas” (proteste battendo pentole) in varie zone di San Paolo, Rio de Janeiro e altre città brasiliane, al termine di una giornata segnata da proteste contro la politica ambientale del governo in tutto il paese.
A San Paolo, sull’Avenida Paulista -arteria principale del centro della metropoli, e sede tradizionale delle contestazioni di piazze- decine di migliaia di manifestanti si sono concentrati e hanno bloccato il traffico, prima di sfilare verso la sede dell’agenzia di protezione ambientale Ibama. A Rio, i manifestanti hanno attraversato il centro della città da Cinelandia alla sede della Banca di sviluppo (Bndes), bloccando il traffico in varie strade e ripetendo slogan contro Bolsonaro e il suo ministro dell’Ambiente, Ricardo Salles, il cui impeachment è stato chiesto al Supremo Tribunale Federale (Stf) dal partito Rete di Sostenibilità, la cui leader, Marina Silva, è stata ministra dell’Ambiente del governo di Luiz Inacio Lula da Silva e si è allontanata dal gabinetto perché insoddisfatta dalla politica di protezione della foresta amazzonica.
La Commissione europea è “seriamente preoccupata” per gli incendi in corso in Amazzonia, “appoggia l’iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron di discutere” dell’emergenza “al prossimo meeting del G7” ed “è in contatto con le autorità brasiliane e boliviane, pronta a fornire assistenza”. Lo ha detto la portavoce dell’Esecutivo Ue Mina Andreeva ai giornalisti che chiedevano della posizione dell’Ue.
L’Amazzonia bruciata dagli incendi rappresenta una priorità, “una situazione di grave emergenza” che deve essere discussa al G7. Lo afferma la cancelliera tedesca Angela Merkel rilanciando la proposta del presidente francese Emmanuel Macron che aveva scatenato l’ira del capo di Stato brasiliano Jair Bolsonaro.
Su twitter il presidente francese aveva lanciato l’allarme sulla “crisi internazionale” che rappresentano gli incendi forestali in Brasile, reclamando al G7 di iscrivere la questione all’agenda del suo vertice, ma il suo collega brasiliano lo ha accusato di cedere al “sensazionalismo” per “interessi politici personali”, dimostrando inoltre una “mentalità colonialista”.
Bolsonaro ha ammesso che i proprietari agricoli potrebbero essere responsabili dell’ondata di incendi forestali nel paese - con un aumento dell’82% da gennaio al 18 agosto scorso, rispetto allo stesso periodo del 2018 - ma è tornato a dire che “i sospetti principali” muovono verso le ong ambientaliste, anche se non esistono prove che dimostrino la loro colpevolezza. Interrogato dai cronisti sulle sue insinuazioni riguardo alle ong - definite “irresponsabili” e “assurde” da dirigenti ambientalisti - e la possibilità che siano i proprietari rurali che appiccano i roghi, Bolsonaro ha detto che “certo, possono essere stati i ‘fazendeiros’, tutti sono sospettati”, ma ha aggiunto subito che “i sospetti principali puntano verso le ong”.
“Persino qui, nel mezzo dell’Oceano Atlantico, ho sentito del record di incendi devastanti in Amazzonia. I miei pensieri sono con le persone colpite. La nostra guerra contro la natura deve finire”. E’ il tweet dell’attivista ambientalista svedese Greta Thunberg che sta compiendo un viaggio in barca a vela a New York per il summit dell’Onu.
L’Istituto brasiliano per l’ambiente (Ibama) ha lanciato un concorso per ingaggiare un’azienda privata che si occupi del monitoraggio della deforestazione in Amazzonia, dopo le polemiche sui dati diffusi dall’Istituto nazionale delle ricerche spaziali (Inpe), che hanno portato all’allontanamento del suo direttore, Ricardo Galvao.
“A causa della deforestazione, la foresta amazzonica nel territorio brasiliano sta perdendo una superficie equivalente a oltre tre campi da calcio al minuto e siamo sempre più vicini a un punto di non ritorno per quello che, non solo è il più grande serbatoio di biodiversità del Pianeta, ma rappresenta uno dei pilastri degli equilibri climatici”, è l’allarme del WWF.
Il fumo prodotto dagli incendi che stanno devastando l’Amazzonia in questi giorni può essere visto persino dallo spazio: a catturarne le immagini, il 20 e 21 agosto, sono stati il satellite Sentinel 3, del programma europeo Copernicus dell’Agenzia spaziale europea (Esa), e quello della Nasa, Suomi National Polar-orbiting Partnership.
La foto di Suomi Npp mostra il fumo e gli incendi che si estendono per diversi stati brasiliani, tra cui quelli di Amazonas, Mato Grosso, e Rondonia. “Non è inusuale vedere incendi in Brasile in questo momento dell’anno - scrive la Nasa sul suo sito - per via delle alte temperature e della poca umidità. Il tempo ci dirà se quest’anno si è segnato un nuovo record o si è entro i normali limiti”.