In montagna con la neve: rischio valanghe Ecco i consigli della guida alpina
Maurizio Lutzenberger è un alpinista e una guida, che spesso parla di sicurezza in montagna. «Ma chiariamolo: gli esperti di valanghe non esistono. Gli esperti di valanghe sono morti».
Tuttavia, conferma, ci sono una serie di consigli, accorgimenti, valutazioni che possono aiutare.
«Come per tante cose della vita, anche in montagna e anche quando si parla di valanghe ci vogliono tre caratteristiche: conoscenza, paura e fortuna. Nel caso delle valanghe non può essere una questione di esperienza, perché si tratta comunque di eventi rari dai quali non si può imparare direttamente, visto che nella maggior parte dei casi non si esce vivi. Perciò ritengo sia fondamentale studiare quello che accade: ad esempio sull’incidente in val d’Ultimo io voglio raccogliere informazioni, leggere e capire. Che ci sia stato un errore è evidente, il punto è che io non voglio commetterlo, quindi è bene che ne sappia il più possibile per evitare, appunto, di incapparci. E studiare questi casi ci aiuta ad avere timore».
Sabato scorso in val d’Ultimo una valanga ha travolto e sepolto Fulvio Giovannini, 53 anni, geometra e esperto alpinista. Miracolosamente Giovannini se l’è cavata, grazie ai soccorritori che l’hanno estratto vivo nonostante i 70 centimetri di neve, e ha potuto raccontare quello che ha vissuto.
«Ecco, senza mettere in croce nessuno, perché domani può toccare a me e perché di fronte a queste situazioni si può restare impietriti, secondo me va fatta una riflessione sui due amici sani che per 50 minuti non sono riusciti a intervenire. In ogni caso è giusto cercare di capire bene quell’incidente perché ognuno possa trarne degli insegnamenti utili. Come dice una famosa frase, “Impara dagli errori degli altri: non puoi vivere così a lungo da farli tutti da te”».
In questi giorni il bollettino di Meteotrentino parla di un pericolo moderato, a livello 2 su 5. Ma attenzione: il vento in quota, la pioggia in basso e altra neve fresca in alto rendono le condizioni comunque pericolose. Anche perché quella che può apparire come una situazione tranquilla potrebbe nascondere delle insidie.
«Il bollettino va letto sempre, con attenzione e integralmente. Ma bisogna ricordare che il grado di pericolo indicato esprime una probabilità: come nella roulette russa, anche se il grado è “solo” 2 vuol dire che comunque due pallottole ci sono. Quindi bisogna capire le situazioni che sono catalogate dal bollettino e poi, quando si è sul posto, valutare se tutto corrisponde. E direi che va ricordato di come i gradi siano esponenziali, ovvero due è il doppio di uno. In generale il primo consiglio è di programmare bene la salita, studiando i luoghi, gli accumuli, le pendenze e l’orografia. Poi bisogna muoversi sempre uno alla volta, almeno sui pendii più ripidi, quelli oltre i 30 gradi: il pericolo non cambierà, ma i rischi diminuiscono. Il terzo punto, secondo me, riguarda autosoccorso e preparazione: non andare in gruppi troppo numerosi, ricordarsi che l’attrezzatura la si compra non per se stessi ma per i compagni. Infine, ma non meno importante, l’opzione rinuncia. Ovvero saper dire di no, saper rinunciare, sapersi fermare quando si percepisce un potenziale pericolo o le condizioni non permettono di andare avanti».