Rifugio Tonini, tutto in alto mare: il Comune di Piné dice no al progetto
Bocciata l’autorizzazione finale proprio quando la Sat era pronta a partire con i lavori: per sindaco e giunta “il nuovo elaborato dovrà richiamare il tipo costruttivo di malga”
BASELGA DI PINE’. Da anni aspetta di essere ricostruito: i soldi ci sono, il progetto (ritoccato) anche, ma per il rifugio Tonini arriva un altro stop. Il consiglio comunale di Baselga di Piné ha deciso di rispondere in maniera negativa all'istanza di permesso di costruire in deroga presentata il 9 marzo dalla Sat. Bocciato quindi anche il secondo progetto, che consisteva in una revisione di quello iniziale, già al centro di accese polemiche. Un nuovo progetto giudicato ancora inadatto a far risorgere il glorioso rifugio distrutto dalle fiamme il 28 dicembre 2016, perché - in sostanza - troppo distante dall'identità originaria dello "Spruggio".
Il Tonini - precisano in una nota il sindaco Alessandro Santuari e la giunta - dovrà richiamare il tipo costruttivo “malga”. Ingrandirlo facendolo diventare altro da se stesso lo trasformerebbe in qualcosa di estraneo al contesto in cui si trova e irriconoscibile dagli amanti della montagna.
Nel comunicato viene sottolineata "la presenza di un forte dissenso da parte della Comunità, non solo Pinetana ma della montagna in generale". "L’Amministrazione e il Consiglio - viene aggiunto - non ritengono che l’interesse di ampliare la struttura, così come proposto, prevalga rispetto al forte dissenso che si è manifestato relativamente all’inserimento dell’edificio nel contesto ambientale e sociale. Il Rifugio Tonini è patrimonio della collettività e si ritiene che la sua ristrutturazione non possa aver luogo sulla base di un progetto che la Comunità non sente come proprio".
"È di primario interesse per l’Amministrazione pervenire alla riapertura del Rifugio quanto prima. Come anticipato nei diversi incontri con la SAT, l’Amministrazione si rende disponibile a partecipare attivamente all’iter progettuale e autorizzativo, fornendo già da subito alcuni spunti che si ritengono utili per un migliore inserimento nel contesto e per ridurre l’impatto ambientale, sociale ed economico dell’intervento.
Ad esempio: ▪ coinvolgere attivamente il Comitato di Cultura Architettonica della PAT nello sviluppo progettuale (organismo specificamente deputato a coadiuvare i progettisti per migliorare l'inserimento nel contesto paesaggistico e a fornire supporto per la qualificazione del territorio e per la sensibilizzazione dell'opinione pubblica); ▪ rendere più armonico il rapporto con l’esistente stallone di “Malga Spruggio alta”; ▪ richiamare il tipo costruttivo “malga”, ben definito nel paesaggio delle nostre montagne: pianta rettangolare allungata lungo le curve di livello del terreno, copertura a due falde con colmo lungo le curve di livello, uso di pietra e legno; ▪ minimizzare l’impatto ambientale globale attraverso una progettazione di un corpo più “compatto”, che inglobi e riorganizzi le varie strutture, corpi accessori, locali tecnici e depositi presenti sull’area. ▪ valutare la possibilità di realizzazione un percorso di larghezza utile per accedere al cantiere e ridurre l’impatto economico e ambientale dei lavori; successivamente, per mantenere le caratteristiche del “Rifugio”, tale percorso potrebbe essere ridotto di larghezza per renderlo percorribile a piedi/bici/cavallo e da piccoli mezzi meccanici (solo per il gestore), per il trasporto rifornimenti al rifugio, con un accesso che non preveda più il transito dalle Val Fredde (pericolo valanghe). Vantaggi: garanzia di un accesso alternativo, a favore di una più ampia fruizione del Rifugio (invernale, ciclabile, persone con disabilità accompagnate) ed eliminazione della teleferica fissa. In questo modo si potrebbe liberare spazio, anche a favore delle scelte architettoniche e si otterrebbero ulteriori vantaggi, quali la riduzione del rischio di fulmini sulla linea (incendio), l'eliminazione dell'impatto ambientale dei cavi aerei e delle interferenze della linea con il passaggio sottostante. Si eviterebbero inoltre i frequenti schianti accidentali di tetraonidi (gallo cedrone e forcello) in pericolo di estinzione e si eliminerebbe il deposito carburante presso il rifugio. Verrebbero infine ridotti i costi di gestione (manutenzione e verifiche periodiche linea). I nostri rifugi, sebbene privati, sono un patrimonio collettivo e questo obbliga l'Amministrazione ad agire di conseguenza, pur nel pieno e dovuto rispetto di progettisti e committenti".