Piloni di cemento per consolidare la ferrata Bepi Zac, infuria la polemica sui lavori sopra Costabella
L’Alta Via doveva essere «restaurata» dalla Sat con il cambio di cordini e cambre. Poi il Comune di Moena ha deciso un intervento di «messa in sicurezza». La denuncia di Giacomuzzi: «E poi faremo i plinti per tenere su le Pale di San Martino?»
MOENA. Fino a che punto è lecito intervenire sulla montagna di alta quota per minimizzare i rischi? Un dibattito aperto, e alimentato ora dai massicci lavori di «messa in sicurezza» dell’Alta Via Bepi Zac, una apprezzatissima ferrata sopra passo San Pellegrino. Lavori che all’inizio dovevano riguardare solo la sostituzione dei cordini e delle cambre. Ma adesso hanno comportato addirittura la costruzione di enormi piloni di cemento armato a sostegno delle rocce più sporgenti.
Un dibattito innescato da Pierangelo Giacomuzzi sui social, che ha pubblicato anche le foto. «Alta via Bepi Zach, via ferrata 2759 mt… Creste di Costabella-Passo S.Pellegrino-Moena-Dolomiti… cosa sta diventando la montagna? E la cultura di montagna? Blocchi di cemento per "consolidare" dei fantomatici torrioni di dolomia pericolanti? Dovremmo cominciare dalle Pale, passare per il Latemar e fermarci, forse in Val Montanaia... Spesa 118.000 euro, sulla sicurezza non si bada a spese, giusto, ma il come e il dove spenderli potrebbe essere la vera chiave di volta di un intervento del genere? (Vedasi il bel intervento ad impatto zero di consolidamento in pietra naturale eseguito sulle rocce che sovrastano il rifugio Passo Principe-Catinaccio-Dolomiti). Diventerà normale tra guglie, torrioni, cenge, fessure trovare blocchi di cemento di questa portata? Quand'è che ci fermeremo? Io se vado in montagna mi prendo tutti i rischi del caso, non pretendo ne le scale ne tantomeno le guglie cementate… con buona pace della Sat, promotrice con la Provincia Autonoma di Trento di questi interventi. Dove vogliamo arrivare?».
Un post che ha scatenato i commenti. Compreso quello della sezione Sat di Trento, che annota: «Si cementano le montagne per mettere in sicurezza i percorsi. È la soluzione per eliminare i rischi dell’alpinismo?»
Nello specifico i lavori sulla ferrata (catalogata come sentiero E637) dovevano essere una semplice bonifica di aggiornamento, ma lo scorso anno il Comune aveva deciso di fare un intervento risolutivo anche di alcune criticità geologiche (e la Provincia non c’entra nulla, se non per le autorizzazioni).
Lo scorso anno quindi si era deciso di affidare alla ditta Pek Disgaggi di Predazzo la sistemazione per un importo di quasi 65mila euro. La gara prevedeva una spesa di 71mila 535 euro ma l’azienda ha applicato un ribasso del 12%.
Si è aperto così un cantiere a una quota compresa tra i 2.500 e 2.800 metri. Dopo il passaggio degli operai della ditta di Predazzo la Sat rinnoverà chiodi, cordini, scale, di cui sono dotati alcuni tratti dei tre chilometri di percorso che va dal passo delle Selle alla Sforcela del Ciadin.
C’è il risvolto alpinistico, ma c’è anche quello turistico. La chiusura della ferrata aveva sollevato preoccupazione tra gli operatori turistici (moltissimi frequentatori prendono gli impianti di risalita per arrivare all'attacco) ma anche tra gli estimatori del tracciato E637. Perché si è interdetto il passaggio dei tanti alpinisti che ogni anno l’apprezzano.
La ferrata, intitolata alla mitica figura di Bepi Zac, guida del posto, si muove su un territorio fortemente inciso dall’uomo. Qui migliaia di soldati austroungarici e italiani hanno scavato trincee, ricavato cunicoli, dormitori, postazioni di mitragliatrice, depositi nel corso dei primi anni della Grande Guerra. Dopo cento anni gli agenti atmosferici hanno reso insicuri passaggi e camminamenti.
Per anni volontari dell’associazione “Sul fronte dei ricordi” hanno cercato di mantenere liberi i passaggi e puntellare le rocce fessurate. Livio Defrancesco, presidente dell’associazione, ogni autunno sale in quota per chiudere la camerata dei Kaiserjäger (ancora con le parti in legno originali) per evitare che la neve portata dal vento riempia la cavità. Ai primi segni primaverili ritorna sulla postazione per riaprire le porte in modo che il calore del sole asciughi l’arredo ligneo.
Adesso troverà anche i pilastri di cemento.