Ferrata Bepi Zac, i lavori vanno avanti indisturbati: ecco come sarà arrampicare fra piloni di cemento e griglie di acciaio – FOTO
Ferrata Bepi Zac, fra piloni, cemento e reti di acciaio. Dopo le polemiche sollevate da Giacomuzzi («Quand’è che ci fermeremo?») e le risposte di Sat e Comune («Lavori necessari per la sicurezza»), ecco la nuova documentazione sul posto
COMUNE Spiace per l'impatto, ma era necessario
LA SAT Impattante, ma la sicurezza è necessaria
FIEMME. La settimana scorsa, la denuncia di Pierangelo Giacomuzzi sui social, aveva scatenato una polemica e conseguente discussione sui lavori di «messa in sicurezza» della ferrata Bepi Zac, nel gruppo delle Coronelle. Giacomuzzi denunciava il massiccio ricorso a piloni di cemento armato. Il Comune di Moena – che ha commissionato l’intervento – era intervenuto dicendo che era necessario per garantire la sicurezza. E alla fine pure la Sat centrale aveva sposato la tesi del sindaco, pur «riconoscendo l’invasività dell’intervento» ed auspicando l’avvio di un confronto generale sulle opere in alta quota.
Intanto però i lavori sono andati avanti indisturbati: bisogna fare in fretta, perché si vuole la Bepi Zac pronta per la prossima stagione estiva. Sono gli operatori – diceva un anno fa in un articolo il sindaco – a volerla, perché l’avvicinamento alla ferrata avviane con gli impianti di risalita, e gli impianti non lavorano (e non guadagnano) se la ferrata è chiusa.
In Trentino, insomma, sono gli impiantisti e determinare le scelte dei lavori in quota: è proprio questo il punto centrale del «dibattito» che la Sat auspica per il futuro.
Le nuove foto dalla zona dei lavori sono ancora più impressionanti di quelle di Giacomuzzi. Non solo piloni di cemento, ma anche enormi reti paramasso in rete di acciaio, non osiamo immaginare cosa succederà in queste zone in caso di temporali.
Scriveva Giacomuzzi: «Alta via Bepi Zach, via ferrata 2759 mt… Creste di Costabella-Passo S.Pellegrino-Moena-Dolomiti… cosa sta diventando la montagna? E la cultura di montagna? Blocchi di cemento per "consolidare" dei fantomatici torrioni di dolomia pericolanti? Dovremmo cominciare dalle Pale, passare per il Latemar e fermarci, forse in Val Montanaia... Spesa 118.000 euro, sulla sicurezza non si bada a spese, giusto, ma il come e il dove spenderli potrebbe essere la vera chiave di volta di un intervento del genere? (Vedasi il bel intervento ad impatto zero di consolidamento in pietra naturale eseguito sulle rocce che sovrastano il rifugio Passo Principe-Catinaccio-Dolomiti). Diventerà normale tra guglie, torrioni, cenge, fessure trovare blocchi di cemento di questa portata? Quand'è che ci fermeremo? Io se vado in montagna mi prendo tutti i rischi del caso, non pretendo ne le scale ne tantomeno le guglie cementate… con buona pace della Sat, promotrice con la Provincia Autonoma di Trento di questi interventi. Dove vogliamo arrivare?».