Trecento cartelli con pali di ferro per delimitare tutto il perimetro del Parco Adamello Brenta, ed è già polemica
L’ente annuncia con orgoglio la fine dei lavori eseguiti anche ad alta quota, e pagati dalla Provincia. Ma gli ambientalisti e tanti appassionati si scatenano: «Erano proprio necessari?»
TRENTO. Loro l’hanno annunciato con orgoglio, ma molti trentini e appassionati di montagna non l’hanno presa bene. Colpa di quei nuovi 300 segnali e tabelle posati sui confini del Parco Naturale Adamello Brenta e delle Riserve integrali e speciali presenti al suo interno.
Per il Parco, «Un progetto importante, che ha coinvolto 5 squadre del Parco - per un totale di 200 giornate-uomo - che hanno operato anche in luoghi come questo, sotto la Presanella, sulla linea di fortificazioni del Tamalè, Cimòn de le Gère e Cima Botteri, dove ancora i segni della Guerra Bianca sono visibilissimi».
Il fatto è che è tutto in regola, anzi: «Previsto dalla normativa sulle aree protette e finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale della Provincia autonoma di Trento, per informare tutti gli escursionisti che stanno entrando in un’area protetta, dove vigono particolari regole di comportamento, il progetto si sta concludendo in questi giorni».
Il fatto è che le tabelle sono in metallo, su pali in metallo, e collocate spesso in luoghi dal panorama affascinante. E su Facebook, come spesso accade, si è scatenata la protesta. Soprattutto di chi l’alta montagna la vorrebbe senza cartelli e senza pali. O da parte di chi si interroga sulla effettiva esigenza di «mar4care» tutto il perimetro del Parco, anche in zone storicamente importanti e paesaggisticamente «fragili».
LE FOTO