Incredibile Ale Zeni: due volte di fila sul 9 A+ della Eternit (dove ha fallito Adam Ondra)
Il climber del Gruppo Sportivo Esercito, di Mezzano, ripete la leggendaria via liberata da Manolo in Val Noana: dopo 23 tentativi il successo, «ma questa via fa male, alle dita, alla testa, ai piedi»
PRIMIERO. Alessandro "Ale" Zeni di Mezzano riscrive la storia di una parete che lui stesso, tra i più forti climber al mondo nell'arrampicata su placca, riteneva così liscia da essere "all'apparenza impossibile da scalare". E dopo 23 tentativi, mette a segno l'impresa sull'iconica e famosa via "Eternit", sulla falesia del Baule, in fondo alla Val Noana tra le Vette Feltrine, proponendo un grado di difficoltà 9 A+.
Indubbio: senti "Eternit" e drizzi l'orecchio. Pensi a Manolo e Adam Ondra, due dei dell'Olimpo dell'arrampicata sportiva: gli stessi due protagonisti che ci hanno lasciato la loro impronta indelebile. Il primo per averla liberata nel 2009 a cinquant'anni suonati, il secondo per essere quasi riuscito a ripeterla per intero. Gli stessi due amici che, con il racconto "Eternit", aprono la biografia del Mago, alias Manolo, "Eravamo immortali".
Ecco, ora quel passato diventa presente e rende immortale, assieme ai due miti che lo sono da tempo, Alessandro Zeni, il climber primierotto classe 1991 che l'ha ripetuta il 2 novembre scorso, per ben due volte di fila. Una volta per sé, nella nebbia, una volta subito dopo con cielo sereno per le riprese documentaristiche.
Non di certo una passeggiata, anzi, una sfida che richiama tanto quella di Manolo, quando spiegava: «Eternit: innanzi tutto perché non tutto quello che arriva dalla Svizzera fa bene. E poi perché questa via fa male, fa male alle dita, alla testa, ai piedi. Ha una verticalità leggera, invitante, ma può diventare velenosa in qualsiasi momento. Tutto quello che ormai sembra facile, può ritornare improvvisamente paralizzante e quel punto fermo, tanto faticosamente guadagnato, nel caos ritorna, sfuggente, assolutamente inutile e devi ricominciare da capo».
Ale, atleta del Centro sportivo dell'Esercito, vi si avvicina nel 2010 e la insegue per 11 anni, fino al 2020: «Un anno a cui probabilmente nessuno di noi era preparato quando il Covid piombò sulle nostre teste come una doccia fredda. D'un tratto tutti gli spostamenti erano limitati ad un raggio di 30 km e la cosa si fece molto limitante. Avevo bisogno di un obiettivo che fosse stimolante e che mi aiutasse a mantenere alto il mio livello di preparazione. Mi guardai attorno e mi resi subito conto che di progetti difficili vicino a casa non ne avevo molti».
Non rimaneva che sfidare l'impossibile: Eternit. «Ero a conoscenza che Adam Ondra era venuto a provare la via in diverse occasioni, ma senza riuscirci. Così, incuriosito, verso metà novembre 2020 dissi alla mia ragazza che volevo portarla a scalare in un bel posto dove l'aria si faceva più sottile, un luogo dove rifugiarsi per scalare anche in un periodo dalle mille restrizioni».
Ed è lei a spronarlo a compiere la magia dopo una ventina di tentativi a vuoto, anche se quel fatidico 2 novembre scorso è stato il fratello Gian a documentare la storica scalata dalla verticalità assoluta. Prendendo a prestito le parole di Marco Vallari che scrisse un po' di tempo, fa per Adam Ondra: «Sarebbe bello che le sue attività avessero un'eco mediatica più vasta, perché la vita di ogni giovane sportivo è meravigliosa e di buon esempio per le nostre nuove generazioni. Ad Maiora, Ale Zeta Zeni!»