Il lago di Tovel è una pozzanghera: mai vista una siccità del genere
Proprio nel periodo in cui dovrebbe essere al massimo del livello, per lo scioglimento delle nevi, lo specchio d’acqua del Brenta fa impressione, le sponde sono di ghiaia per cinquanta metri
VAL DI NON. Molti turisti, nel weekend di Pasqua, sono saliti al lago di Tovel per ammirare la bellezza dello specchio d’acqua. Un tempo diventava rosso, ma è sempre bellissimo anche nell’azzurro-verde delle sue acque. Per questo Trentino Marketing lo sceglie spesso come immagine pubblicitaria. Ma occorrerà mettere immagini d’archivio, perché nel periodo in cui dovrebbe essere più pieno (per lo scioglimento delle nevi del Brenta), il lago di Tovel è una pozzanghera.
Impressionante lo spettacolo: la riva è di ghiaia per una cinquantina di metri, e il livello dell’acqua è ai minimi termini. Come dimostrano queste fotografie di Francesca Padovan.
Il fatto è che quest’anno mancano all’appello almeno due metri di neve nell’inverno, e da dicembre a oggi ci sono state solo quattro precipitazioni, fra l’altro piuttosto modeste. Ed è allarme siccità.
La perdurante assenza di piogge rischia di diventare una minaccia anche per quel che riguarda la disponibilità di acqua potabile. Oltre che un serio rischio per l’agricoltura e per la produzione di energia idroelettrica (proprio quest’anno che ne avremmo molto bisogno).
Ce lo aveva confermato Matteo Frisinghelli, del Servizio idrico di Novareti, la società del Gruppo Dolomiti Energia che si occupa degli acquedotti e di fognature, oltre che della distribuzione della distribuzione del gas naturale.«Siamo in allerta. Non ancora in allarme, ma in allerta, perché la situazione è preoccupante».
A confermarlo, la stretta attualità: a Foppiano, in Vallarsa, è già stata disposta la chiusura, per alcune ore della notte, della fornitura alle utenze per permettere ai serbatoi di ripristinare la propria capacità di soddisfare le esigenze diurne. Una situazione che rappresenta per ora un unicum in Provincia, dove - a differenza del vicino Alto Adige, dove già nelle scorse settimane alcuni centri avevano avuto bisogno di essere serviti da autobotti - non si registrano richieste di intervento da parte dei Comuni, come ha confermato il presidente del Consorzio delle autonomie locali Paride Gianmoena: «Certo però - spiega - che il tema è costantemente all'attenzione dei sindaci, perché ogni giorno in più che passa senza precipitazioni, peggiora il quadro generale».
Frisinghelli lo confermava: «Noi possiamo parlare unicamente per Trento e Rovereto, i centri che sono serviti da Novareti. E la situazione non è rosea. Soprattutto per quel che riguarda la Vallagarina, che dipende maggiormente da una sorgente, quella dello Spino. Mentre a Trento le sorgenti sono affiancate ai pozzi in profondità, che garantiscono acqua dalle falde».
La siccità che perdura dallo scorso novembre - con poche eccezioni e precipitazioni piovose e nevose isolate, una a dicembre, due a gennaio, una a febbraio - sta portando al limite le sorgenti. «Per quel che riguarda i pozzi, invece - prosegue Frisinghelli - la situazione è meno preoccupante. Si tratta di fonti di approvvigionamento che risentono meno delle variazioni in superficie. Certo che, sul lungo periodo, la siccità influenzerà la disponibilità d'acqua anche per quel che riguarda questa fonte».
Se nell'immediato gli allarmi sono isolati, dunque, i timori sono per il lungo periodo: «Solitamente dopo i mesi che da sempre qui sono i più secchi, gennaio e febbraio, da marzo le precipitazioni consentivano di accumulare scorte in vista dell'estate. Non è così e dunque questa anomalia, se la pioggia non arrivasse, potrebbe influire sulla disponibilità d'acqua per i prossimi mesi».
Le previsioni non sono rosee: anche aprile sta marciando su una media da siccità, e solo la speranza di una perturbazione nel prossimo fine settimana potrebbe alleviare il quadro. Ma certo non risolverlo. Dobbiamo prepararci ad un’estate di emergenza idrica.