La Commissione Glaciologica Sat in Marmolada: la metà della neve di un anno fa, e in Adamello una fusione rapida forma i laghi sovraglaciali
Quest’anno campagna di rilevazioni anche sulla Mare e sul Careser, ma ancor prima di elaborare i dati, è chiaro che la situazione è drammatica, fra scarsità di neve e temperature eccezionalmente calde di questi giorni
TRENTO. E’ al lavoro per le consuete rilevazioni la Commissione Glaciologica SAT: proseguono in questi giorni in collaborazione con l'ufficio Previsioni e Pianificazione (Meteotrentino) ed il Muse i rilievi della neve al suolo su alcuni ghiacciai campione in provincia.
Quest'anno i lavori si concentrano sulla Marmolada, su La Mare ed il Careser nel Parco Nazionale dello Stelvio - Trentino
Viene misurato lo spessore della neve in punti specifici ed in un punto rappresentativo viene realizzata una trincea nella neve per rilevare temperature e densità del manto nevoso in modo da produrre un bilancio di massa del ghiacciaio.
«I dati sono ancora in elaborazione, ma una cosa è certa.. Abbiamo scavato quasi la metà del solito, e e questo rende già l'idea della situazione.» commentano i ricercatori.
Una situazione confermata dai colleghi del Servizio Glaciologico Lombardo, in azione sull’Adamello: «Nelle ultime due settimane di temperature eccezionali hanno provocato una rapida fusione dello scarsissimo manto nevoso fino a quote ben superiori ai 3000 m. L'intensità della fusione nivale è stata talmente elevata da provocare la formazione di alcuni laghi sopraglaciali su diversi ghiacciai nella nostra regione
Questi piccoli specchi d'acqua del tutto effimeri si formano in piccoli avvallamenti. Perchè l'acqua non defluisce facilmente in primavera? La capacità di "drenaggio" da parte del ghiacciaio è molto dipendente dalla stagione, i condotti in pressione all'interno e sul fondo del ghiacciaio si formano e si espandono progressivamente durante l'estate raggiungendo la massima capacità in agosto/settembre. Quando all'inizio dell'inverno l'acqua di fusione viene a mancare a causa dell'abbassamento delle temperature, i condotti ormai svuotati collassano sotto la pressione del ghiaccio stesso. Proprio per questo motivo ad inizio estate, se la fusione è molto rapida, il ghiacciaio non riesce a drenare rapidamente l'acqua permettendo così la formazione di questi piccoli laghi superficiali.
Domenica 22 maggio gli operatori Amerigo Lendvai e Andrea Scaltriti hanno documentato la formazione di uno di questi laghi a 3140 m fra la zona del Pian di Neve e l'effluenza del Mandrone. Probabilmente a causa della rapidità della fusione data dalle eccezionali temperature in quota, lo specchio d'acqua è un po più grande del solito con una lunghezza superiore ai 100 m ed è visibile anche dalle immagini satellitari Sentinel-2.
Nei pressi del Passo Adamè sono stati misurati 145 cm di accumulo invernale per un equivalente in acqua di 565 mm. Seppur senza una serie storica di riferimento, tali valori sono con tutta evidenza estremamente deficitari e lasciano precludere una rapida scomparsa del manto nevoso con una conseguente drammatica fusione del ghiaccio durante l'estate.
L'eccezionalità del connubio siccità invernale ed elevate temperature tardo primaverili sta determinando una situazione di innevamento fra le più scarse degli ultimi decenni. A breve riusciremo a testimoniare con altri dati quantitativi una situazione che appare molto pesante per i ghiacciai avendo davanti ancora almeno 3 mesi di fusione. Situazione che, con le dovute differenze regionali, appare molto simile a quella del Nord-Ovest italiano dove una situazione del tutto analoga è documentata da serie ultracentenarie grazie al prezioso lavoro dei colleghi della SMI»
Foto di Enrico Valcanover e Gino Taufer