Tragedia / Montagna

L'esperto del Muse: il ghiacciaio in Marmolada sparirà entro 30 anni

Il glaciologo Casarotto: «Rimarranno solo delle placche di ghiaccio separate fra loro». Gabrielli (Cnr): «Diciamo che il ghiacciaio era in condizioni pietose»

TRENTO. "Il ghiacciaio della Marmolada, così come lo conosciamo ora, scomparirà nell'arco di 20 o 30 anni. Rimarranno delle placche di ghiaccio separate tra loro al riparo dall'irraggiamento solare e dai flussi di aria calda".

Così, il glaciologo del Museo della scienza-Muse di Trento, Christian Casarotto.

"Già da tempo riscontriamo un fenomeno di frammentazione del ghiaccio in diversi settori. Quello che ha interessato il crollo, tra l'altro, era già una parte separata", ha specificato Casarotto.

Il fenomeno di riduzione e della frammentazione, a detta dell'esperto, sta interessando tutti i ghiacciai. "Le Alpi - ha detto al riguardo - sono un punto caldo del riscaldamento globale, e la tendenza di arretramento si registra su tutti i ghiacciai, anche i più grandi, che tuttavia rispondono più lentamente all'innalzamento delle temperature in quota".

Gabrielli (CNR). "Non possiamo dire in maniera univoca che il crollo sulla Marmolada sia avvenuto in conseguenza del cambiamento climatico, perché i seracchi da sempre sono collassati, causando anche vittime. Possiamo dire che il ghiacciaio era in condizioni pietose: ai primi di luglio era in una situazione che solitamente non si verifica nemmeno a settembre". Lo ha detto Jacopo Gabrieli, ricercatore dell'Istituto di scienze polari del Cnr di Venezia.

"Abbiamo avuto un maggio e giugno con temperature di 2,3 gradi sopra la media del periodo, che è un'enormità. A giugno avevamo temperature che solitamente si registrano ad agosto, e il ghiacciaio ne risentiva. Le aree di alta quota sono sentinelle dei cambiamenti, dove sono molto rapidi", ha aggiunto Gabrieli, specificando come, a suo dire, il crollo non era prevedibile. A quanto riferito, i ricercatori dell'Istituto di scienze polari stanno facendo mappature dati storici temperature e dei dati satellitari per comprendere la massa di ghiaccio interessata dal crollo. 

Grafica: Storie Minerali – FB

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