Montagna / La tragedia

Cognetti: era normale salire quella via domenica, ma ora sull'emergenza clima mi aspetto uno scatto dal governo

Parla il noto scrittore montanaro, autore di vari best seller che esplorano il mondo alpino: "Chiudere certe cime? Non credo sia possibile e non credo sia nemmeno giusto. Istituire delle zone rosse sulle Alpi è impossibile. Inoltre lo spirito di chi va in montagna è da sempre molto legato ai concetti di libertà e responsabilità..."

di Matteo Lunelli

TRENTO. Paolo Cognetti è una persona che la montagna la vive, la conosce, la abita e, soprattutto, la racconta. Lo scrittore, come tutti gli italiani, sta seguendo da domenica le vicende della Marmolada.

«Sto vivendo da vicino quello che è successo, anche se non è la "mia" montagna. Io abito sotto il Monte Rosa, in una piccola valle che vive di turismo e nella quale, d'estate, le persone arrivano proprio con l'obiettivo di andare sul ghiacciaio».

Prima un boato, poi il crollo apocalittico che ha travolto tutto: ecco cosa è successo in Marmolada

Un disastro senza precedenti. Blocchi di ghiaccio grossi come auto, pezzi di roccia che dalla Marmolada si sono staccati travolgendo tre distinte cordate di escursionisti che si trovavano lungo la via Normale: sei i morti già recuperati. Ecco cosa è successo.

La situazione del ghiacciaio?

Assolutamente drammatica, anche qui.

Qual è il suo pensiero dopo la tragedia: sono stati tre giorni drammatici e a livello mediatico la notizia e i vari risvolti hanno avuto una eco incredibile.

Diciamo che ho sentito anche parecchie considerazioni fuori luogo in questi giorni. Si è parlato di assalto, di rispetto della montagna, di eccessiva frequentazione. Ma dico semplicemente una cosa: gli escursionisti sono stati travolti sulla via Normale. Ovvero, come indica il nome stesso, una zona molto popolare, una via che fanno tutti da decenni.

Normale, quindi, andarci.

Certo: una bella domenica di luglio, ci sono le guide alpine, escursionisti preparati. Nulla di strano o sconsiderato.

Era del tutto imprevedibile, quindi, che cadesse quell'enorme frana di ghiaccio. Proprio domenica, proprio alle 13.45, proprio in quel punto e con quella enorme portata.

Ho cercato di capire anche io, in queste ore, quanto potesse essere prevedibile. Io non lo so, bisogna rivolgersi agli esperti: quindi io mi affido a persone come Luca Mercalli, che sanno, studiano, controllano. E se i glaciologi dicevano di restare tranquilli, allora va bene.

Si è parlato di chiudere le montagne.

Detto che così tante vittime, tutte insieme, in montagna rappresentano un fatto epocale, spero che durante l'estate si continui ad andare in montagna. Con prudenza, soprattutto in certi casi, come si è sempre fatto. E se qualcuno rinuncerà non mi pare una cattiva idea: con tutto il rispetto per le guide alpine e per chi in montagna ci lavora, se ci sarà un po' di gente in meno non sarà negativo.

Lei andrà?

Sul ghiacciaio no, non credo. Però il mio non è un consiglio.

Sulla Marmolada è mai stato, la conosce?

Sono un alpinista stanziale, conosco bene le "mie" montagne. La Marmolada la conoscono bene i miei genitori, che sono veneti. In particolare mia mamma è innamorata di quelle montagne.

Torniamo alle chiusure: in questo momento la Marmolada è off limit, ma per motivi ampiamente comprensibili. In generale, di fronte a situazioni potenzialmente pericolose, può essere una soluzione?

Non credo sia possibile e non credo sia nemmeno giusto. Istituire delle zone rosse sulle Alpi è impossibile. Inoltre lo spirito di chi va in montagna è da sempre molto legato ai concetti di libertà e responsabilità. Poi c'è una distinzione da fare.

Prego.

Non confondiamo ghiacciai e montagna in generale. Non confondiamo l'alpinismo e il semplice andare in montagna. Ci sono tanti modi, molto diversi, per salire in quota.

Lunedì è arrivato anche il premier Draghi: la tragedia è diventata anche una questione politica.

La visita di Draghi era doverosa. Tuttavia non capisco cosa voglia dire quando afferma "mai più una tragedia così". Mi sarei aspettato una mossa più concreta.

Tipo? Ci faccia un esempio?

Ad esempio speravo dicesse che da oggi c'è un impegno totale per le emissioni in Italia. Oppure uno stanziamento di fondi per i monitoraggi in quota, affidando risorse ai professionisti per sapere con maggior precisione se ci sono o ci saranno altre parti di ghiacciaio pericolante.

I grandi eroi di questa tragedia sono i soccorritori, nessuno escluso.

Concordo. Conosco bene molte persone del soccorso alpino, in particolare, e sono persone eccezionali, che rischiano la loro pelle per gli altri. Le ricerche dei dispersi continuano, anche se ormai sappiamo che una scarica del genere non lascia scampo e non ci sono più speranze.

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