Montagna / La tragedia

Marmolada, il Cai: una banalizzazione la bandiera rossa come al mare, sulle vette il rischio zero non esiste

Il presidente nazionale Antonio Montani: nostro dovere intervenire informando i fruitori delle condizioni che troveranno sul terreno, ma a qualunque altitudine ci si assume personalmente dei rischi che possono chiaramente accentuarsi in alta quota

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TRENTO. "Il principio che vige nel sistema francese è quello che si avvicina di più alla mia visione: qualora dovesse essere presente un evidente stato di pericolo o situazioni al di fuori della norma è nostro dovere intervenire informando i fruitori delle condizioni e, in ogni caso, favorendo una trasmissione delle suddette informazioni.

Allo stesso tempo, chi frequenta la montagna è consapevole che il rischio zero non esiste: a qualunque altitudine ci si assume personalmente dei rischi che possono chiaramente accentuarsi in alta quota. Questa consapevolezza individuale dovrebbe sgravare gli amministratori del territorio".

Così il presidente del Club alpino italiano, Antonio Montani, intervenuto su Lo Scarpone, il notiziario del Cai, in merito al crollo di parte del ghiacciaio della Marmolada, che ha provocato 11 vittime. Per Montani, parlare di bandiera rossa come nelle località balnerari "è una banalizzazione, perché in montagna la bandiera bianca, ovvero il rischio zero, non esiste. Non possiamo pensare di essere nelle condizioni, in questo preciso momento, di poter creare un bollettino simile a quello delle valanghe per l'alta montagna, assegnando quindi dei gradi di pericolo. Non siamo in possesso dei dati territoriali puntuali per poter fare questa analisi".

Per Montani, la responsabilità in montagna si alimenta con la formazione: "I nostri volontari intraprendono un percorso formativo per insegnare a soci e non soci come si va in montagna. L'esperienza è fondamentale per comprendere il tipo di situazione in cui ci si trova e allo stesso tempo è necessario conoscere le regole di comportamento, sempre mantenendo un approccio graduale: occorre una nuova cultura delle Terre alte basata sul rispetto e la prudenza".

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