Presena, il drammatico ritiro del ghiacciaio nelle immagini dal 1950 a oggi
La sofferenza delle vette innevate è un chiaro termometro degli effetti dell'inquinamento atmosferico che provoca l'aumento delle temperature: le foto di Bertolini raccontano un'evoluzione allarmante. Emblematico anche il caso della Marmolada: una riduzione nell'ultimo secolo di più del 70% in superficie e di oltre il 90% in volume
LE AZIONI Teli salva ghiaccio per preservare il Presena
LEGAMBIENTE Sono più di 200 i ghiacciai scomparsi
TRENTINO Adamello-Mandrone, il ghiacciaio arretra sempre di più
MARMOLADA Protezione civile: nuovo sistema sulla sicurezza
BELLUNESE Monte Pelmo: gigantesca frana di roccia
TRENTO. In questi mesi si sono intensificati gli studi e gli allarmi sul destino dei ghiacciai alpini. La tragedia del 3 luglio scorso sulla Marmolada ha rappresentato un drammatico campanello d'allarme sull'effetto distruttivo del surriscaldamento climatico.
Nei giorni scorsi a verificare lo stato dei ghiacciai è stata anche la Carovana di Legambiente.
In queste immagini (foto e video a cura di Isidoro Bertolini) viene rappresentata l'evoluzione del ghiacciaio Presena, dal 1950 a oggi.
Immagini dalle quali emerge il progressivo ritiro del manto nevoso.
Nel catasto dei ghiacciai italiani si indica nel 1961 una superficie di 82 ettari, una lunghezza di 1200 metri e una larghezza di circa 1100 metri.
Nel 1987 si scende a circa 68 ettari, nel 2003 a 33 per il corpo principale del ghiacciaio cui si aggiungono le parti che nel tempo si sono separate con la seconda, circa otto ha.
Nel Nuovo catasto dei ghiacciai italiani, nel 2011 il ghiacciaio aveva un'estensione di 25 ettari.
Il fronte del ghiacciaio presenta un progressivo ritiro, oltre al calo di volume e dello spessore del ghiaccio (stimato secondo rilievi di 15 anni fa tra i 30 e i 40 metri). Fu all'epoca che si intervenne con la posa di enormi teli a protezione del manto nevoso, in particolare neil periodo estivo, sul tracciato della pista da sci.
Per quanto riguarda invece il ghiacciaio della Marmolada, l'analisi indica che ha subito una riduzione nell'ultimo secolo di più del 70% in superficie e di oltre il 90% in volume, che ne determinano una grandezza di circa un decimo, con una progressiva accelerazione, tanto che negli ultimi quarant'anni la sola fronte centrale è arretrata di più di 600 metri, provocandone una risalta in quota di circa 250 metri.
E stando alle previsioni degli esperti, nel giro di meno di 15 anni potrebbe scomparire del tutto: il dato, proveniente dalle rilevazioni del Comitato Glaciologico Italiano, è stato presentato ieri a Padova nella tapp della"Carovana dei ghiacciai 2022 di Legambiente.
Sono state ripercorse le cause del disastro del 3 luglio scorso, da imputare alla forte inclinazione del pendio roccioso e alla progressiva apertura di un grande crepaccio che ha separato il corpo glaciale in due unità, alla presenza di discontinuità al fondo e sui lati, all'aumento anomalo delle temperature con conseguente aumento della fusione e incremento della circolazione d'acqua all'interno del ghiaccio.
"La Regina della Dolomiti sta perdendo il suo gigante di ghiaccio più in fretta delle altre vette — ha affermato Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente — con rotture di equilibri secolari e accelerazioni di fenomeni anche tragici. Ma non devono essere tristi episodi di cronaca a doverci ricordare che siamo in piena emergenza climatica. Occorre più consapevolezza di quel che sta accadendo e soprattutto un nuovo rapporto tra uomo-natura. Basta considerare la montagna come un luna-park e basta infrastrutturazione a tutti i costi, utile invece pensare a questa come uno straordinario spazio di sperimentazione della sostenibilità".
Per Aldino Bondesan, del Comitato Glaciologico Italiano e dell'Università di Padova, il ghiacciaio della Marmolada "è un fondamentale termometro dei cambiamenti climatici per la sua rapida risposta anche alle piccole variazioni di precipitazioni e temperatura. Fenomeni come il distaccamento dello scorso 3 luglio sono frequenti nei ghiacciai e fanno parte della loro normale dinamica. Ciò che desta maggior preoccupazione è la progressiva accelerazione del ritiro glaciale: se saranno confermati gli attuali andamenti anche nei prossimi anni, è molto probabile che il ghiacciaio della Marmolada scompaia prima del 2040".