Wafaa Amer a Trento: "In Egitto per arrampicare scappavo di casa, molti anni dopo ho mostrato ai miei le medaglie vinte"
In piazza Santa Maria Maggiore la testimonianza della forte climber egiziana che da tempo vive in Italia: “Per me arrampicare non è mai stato una questione di numeri e gradi, ha detto Wafaa, per me è stato una forma di libertà che mi ha aiutato anche dal punto di vista psicologico"
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TRENTO. Climber, donna impegnata, appassionata dello sport: Wafaa Amer, egiziana che vive in Italia, è stata fra gli ospiti più attesi, oggi, al Festival di Trento.
“Quando la scuola - ha raccontato oggi in piazza San Maria Maggiore - ci ha proposto come discipline alternative alla ginnastica un corso di arrampicata, la mia classe ha aderito subito e la mia più cara amica mi ha convinto ad iscrivermi. A casa però non ne volevano sapere e così io ho falsificato la firma sulla domanda e la mia amica mi ha prestato i soldi. E iniziato tutto così”.
Ai piedi della parete d’arrampicata allestita in piazza, la forte arrampicatrice si è raccontata svelando tutto l'amore per le rocce verticali: “Scappavo letteralmente di casa per andare ad allenarmi, perché in quanto donna nella cultura egiziana questo non era ammesso e poi ho iniziato a fare subito delle gare: io ero in giro per Torino a gareggiare mentre i miei erano convinti che fossi a casa studiare e quelle prime medaglie le ho tirate fuori molti anni dopo.” Gli esordi nel mondo dell’arrampicata di Wafaa Amer sono sulle pareti di plastica, quelle indoor per il boulder, ma presto è arrivato l’incontro con le falesie di roccia.
“All’inizio c’era un po’ di paura perché l’altezza dei boulder è tutt’altra cosa e scalare legati è proprio tutta un’altra cosa. Non mi piaceva infatti, ma crescendo ho scoperto questa passione, in particolare a Finale Ligure dove mi sono trasferita per seguire i miei sogni, ma anche nella falesia francese di Cèüse”. 7a, 7c, 7c+, 8a, 8b: il mondo dell’arrampicata convive con questi numeri che sintetizzano le difficoltà che si devono affrontare su una parete, ma per Wafaa quello che conta è altro. “Per me arrampicare non è mai stato una questione di numeri e gradi, ha detto Wafaa, per me è stato una forma di libertà che mi ha aiutato anche dal punto di vista psicologico. Mi ha aiutato a capire chi sono e che cosa voglio. Lo sport aiuta davvero a formarti come persona. Io avevo la consapevolezza di essere una donna forte e grazie all’arrampicata ho capito chi sono veramente”.
E col tempo lo ha fatto capire anche nel suo paese di origine.
“La mia famiglia sapeva cosa facevo, pur non accettandolo. Quando sono ritornata dopo i 18 anni, mio nonno mi ha chiamato ‘ecco la mia scalatrice!’ e dove abita lui non sanno nemmeno cos’è la arrampicata sportiva. Questo riconoscimento mi ha fatto molto piacere, anche emozionare, perché è stato un grande passo”.
L’arrampicata non è però l’unica passione di Wafaa Amer.
“Si, è la moda, perché ho vissuto da piccola tra le stoffe di mia zia che fa la sarta e i disegni di mia madre che dipinge. Anche io dipingo - ho sempre dipinto volti - e mi piace disegnare capi di abbigliamento e sto per trasferirmi a Milano per studiare Fashion Design.” Ma nel futuro di Wafaa Amer c’è anche un progetto sociale nel suo paese rivolto ai bambini, nell’ambito dell’arrampicata o di qualche altro sport.
“Lo sport ti rende libero, ti allarga gli orizzonti per buttare giù i muri di culture e religioni che possono essere dei limiti. Non riesco davvero a immaginare una vita senza lo sport”.