Sempre più giù nell'abisso infinito del Laresot: l'impresa del gruppo speleo di Arco, fino a -800 metri nel nuovo pozzo
In val Noghera gli esperti della sezione Sat di Arco, accompagnati da due colleghi di Vigolo Vattaro, hanno aggiunto un nuovo tassello nella ricerca della profondità, con il sogno di penetrare per un chilometro dentro le rocce
LE IMMAGINI Il meraviglioso mondo sotterraneo del Laresot
RIVA DEL GARDA. C'è chi insegue per tutta la vita il sogno di scalare le vette più inaccessibili e chi, in un ambito neppure molto distante, insegue il traguardo opposto: quello di scendere il più possibile nei meandri bui e fangosi delle nostre montagne, esplorando oscurità in cui mai nessun altro ha messo piede prima e stabilendo, magari, primati che resteranno per sempre negli annali della speleologia trentina e italiana.
È quello che stanno tentando di fare i componenti del gruppo speleologico della Sat di Arco, accompagnati in questo da due colleghi di Vigolo Vattaro, che per tutta l'estate e buona parte dell'autunno hanno "attaccato" la più profonda e misteriosa delle voragini nostrane, quell'«Abisso del Laresot» (val Noghera, gruppo del Brenta meridionale) che gli addetti ai lavori conoscono bene e nel quale già altri gruppi locali e non sono scesi esplorando, sistemando, armando vie e cercando nuovi pozzi.
«La stagione estiva-autunnale - spiegano gli arcensi - ha visto un'intensa attività esplorativa nell'abisso del Laresot, di gran lunga il più profondo in regione contando, prima di queste esplorazioni, uno sviluppo di 2,5 km e una profondità di 740 metri. Come da svariati anni a questa parte, i gruppi speleologici della Sat di Arco e di Vigolo Vattaro sono stati impegnati in questo abisso per quasi tutti i fine settimana da metà luglio ad ottobre.
Le prime uscite sono state dedicate al trasporto dei materiali in quota, visto che l'ingresso della cavità è situato a 2360 metri, poi le attenzioni degli speleo si sono rivolte verso un grande camino sulla volta della sala più grande del ramo "Pinocchio", a 500 metri di profondità. Si sono rese necessarie più giornate di acrobatica risalita lungo i fianchi strapiombanti e bagnati della sala per raggiungere, 70 metri più in alto, il soffitto del grande camino, ed enorme è stata la delusione quando, arrivati in cima, ci siamo trovati davanti solo un piccolo buco impraticabile».
Cose che capitano spesso andando per grotte: «Grandi fatiche e altrettanto grandi delusioni, ma un vero speleo non si arrende mai» dicono alla Sat.
«Così - prosegue il racconto - lo stesso giorno, infilandosi tra i massi di una ciclopica frana, è stata trovata una nuova prosecuzione: una serie di strettoie tra i massi, un breve e stretto meandro di poche decine di metri e poi un primo grande pozzo da circa 40 metri battuto da una fastidiosa cascata».
Gli occhi degli speleologi hanno ricominciato a brillare e la calata nel pozzo sotto la cascata è durata un attimo: «Sul fondo ingombro di massi è stata poi individuata un'ulteriore prosecuzione, un meandro alto e stretto, quindi un saltino di circa 8 metri fino ad un ampio terrazzo, ma sotto questo "poggiolo" una voragine buia ed ammaliante». Gli speleologi hanno cercato di misurarne la profondità lanciando nel vuoto e nel buio alcuni sassi: «Che non finivano mai di cadere: alcuni sbattendo contro le pareti creavano un rumore cupo e profondo, altri viaggiavano direttamente verso il fondo impiegando ben 7 secondi per raggiungerlo. Profondità stimata 200 metri circa».
Con altre quattro "missioni" in profondità il gruppo ha armato anche questa verticale (quasi 300 metri di corda e numerosi ancoraggi) giungendo a quello che sembrava il fondo: «Ed ecco una nuova grande sorpresa: una decina di metri più in là del punto di arrivo ancora buio».
Il pozzo continua ancora, così come i sogni degli esploratori che stimano in circa 800 metri la profondità del punto raggiunto. L'ultima uscita è di domenica scorsa: «Sono stati scesi altri 50 metri, ma il grande e ammaliante baratro continua sotto i piedi e i sassi precipitano per svariati secondi. Serviranno ancora tanti chiodi e alcune centinaia di metri di corde per raggiungere il fondo. Il grande sogno di tutti gli speleologi, il mitico -1000, potrebbe essere lì ad aspettarci, ma richiederà un diverso approccio alle esplorazioni, con campi interni, uscite su più giorni, un costante lavoro di supporto alla squadra di punta con una logistica piuttosto impegnativa. Vedremo cosa riserverà la prossima stagione, ma siamo fiduciosi che grazie ad un affiatatissimo lavoro di squadra potremo raccontarvi gli sviluppi di questa grande avventura».