Lo studio: la vegetazione delle Alpi minacciata dal clima, gli equilibri dei terreni alterati dalla riduzione delle nevi
A dare nuova conferma degli effetti drammatici dei cambiamenti climatici sulle Alpi è lo studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology, guidato dal gruppo dell'Università britannica di Manchester guidato da Arthur Broadbent che indica come la riduzione delle nevi sta alterando gli invisibili equilibri tra piante e microrganismi con il risultato di impoverire i terreni
PODCAST La montagna ferita. Vita e morte di un ghiacciaio
ANALISI Sempre meno neve sui ghiacciai, 2023 meglio del 2022
BOLZANO. La riduzione delle nevi sta seriamente minacciando l'esistenza della vegetazione alpina, in particolare gli arbusti: a dare nuova conferma degli effetti drammatici dei cambiamenti climatici sulle Alpi è lo studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology, guidato dal gruppo dell'Università britannica di Manchester guidato da Arthur Broadbent che indica come la riduzione delle nevi sta alterando gli invisibili equilibri tra piante e microrganismi con il risultato di impoverire i terreni.
"Da studi recenti sappiamo che negli ultimi decenni si è registrato un calo di circa 8-9% per decennio dello spessore del manto nevoso e parallelamente una riduzione del 5% della durata della copertura nevosa", ha detto all'Ansa Michele Brunetti, dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Di fatto la presenza di neve sulle Alpi si è accorciata di oltre un mese rispetto a un secolo fa e questo trend è cominciato con l'inizio del periodo industriale. A dirlo chiaramente era stato proprio uno studio guidato da Marco Carrer, dell'Università di Padova, a cui aveva partecipato Brunetti e pubblicato su Nature Climate Change che aveva ricostruito gli ultimi 600 anni di copertura nevosa delle Alpi analizzando gli anelli di accrescimento di una specie di arbusto.
Una riduzione che sta anche portando alla rapida scomparsa dei ghiacciai che secondo l'analisi pubblicata a gennaio sulla rivista Geophysical Research Letters da ricercatori dell'Università svizzera di Losanna si ridurranno del 46% di volume entro 25 anni. "La neve ha un evidente impatto sull'ecosistema alpino - ha aggiunto Brunetti - perché la sua presenza permette un rilascio graduale di acqua e coprendo i terreni favorisce in inverno la rigenerazione dei nutrimenti necessari alle piante".
Un meccanismo analizzato ora in dettaglio dai ricercatori britannici che si è concentrato sulle invisibili relazioni stagionali che si creano tra le piante e i microrganismi del terreno, due gruppi che sono in competizione per i nutrienti presenti nel suolo. In modo ciclico, dopo lo scioglimento della neve le piante iniziano a crescere e competere con i microrganismi del terreno per i nutrienti spostando così l'immagazzinamento di molti composti organici dal suolo alle piante ma poi, con l'arrivo del freddo, molte piante muoiono e i nutrienti vengono di nuovo restituiti al terreno.
A regolare queste fasi è anche il manto nevoso, la cui copertura consente ai microbi di agire, come protetti da una coperta, e allo stesso tempo proteggere le radici delle piante. Ma le nevi si stanno rapidamente riducendo, si stima una perdita fino al 90% entro fine secolo, guidando una trasformazione che potrebbe alterare profondamente il delicato equilibrio attuale fino a far perdere gran parte della vegetazione di arbusti: "Il nostro lavoro - ha detto Richard Bardgett, coautore dell'Università di Manchester - dimostra come la combinazione di diversi aspetti del cambiamento climatico possa interrompere gravemente i processi ecologici sotterranei che sono alla base della crescita delle piante negli ecosistemi alpini".