Presidenza della Sat, che cosa bolle in pentola? Fra rinunce, accuse e diverse filosofie nel Consiglio Centrale
Il duro atto d’accusa del presidente Sosat: no alla Sat-azienda, no ai rifugi albergo, Ferrari esterna i mal di pancia di molti, ai quali Facchini aveva detto sul palco: «abbiamo svuotato il rassegnato ritornello “si è sempre fatto così”»
TRENTO. Il Consiglio Centrale che è uscito dalle votazioni dell’assemblea, lo scorso 20 aprile, presenta una varietà di «filosofie» e di idee con le quali la Sat dovrà fare i conti in vista dell’elezione del nuovo (o della nuova) presidente. Il dopo-Facchini, infatti, ha già fatto vedere qualche scoppiettante presa di posizione, qualche clamoroso j’accuse, e soprattutto fa intravvedere due vie di uscite, diametralmente opposte.
Tutto fermo, intanto: per l’elezione della/del presidente Sat bisognerà aspettare l’8 maggio quando è convocata la prima seduta del nuovo Consiglio Centrale. I consiglieri saranno chiamati ad eleggere, individuati all’interno del Consiglio Centrale: la/il
presidente di SAT, le/i due vicepresidenti, /la/il segretario. Le cariche, insieme a tre consiglieri, comporranno la nuova Giunta esecutiva di SAT.
Gli eletti del Consiglio Centrale
(sarà in carica per il triennio 2024-2027)
Dei 32 candidati, un candidato ha ritirato la sua candidatura. Ecco i 19 nuovi consiglieri in ordine di preferenza:
Cristian Ferrari (62 voti)
Giovanni Ghezzer (60 voti)
Iole Manica (59 voti)
Cinzia Fedrizzi (57 voti)
Giovanni Galatà (55 voti)
Johnny Zagonel (53 voti)
Riccardo Giacomelli (voti 50)
Bruna Penasa (50 voti)
Matteo Motter (49 voti)
Roberta Rosi (48 voti)
Licia Favè (46 voti)
Franco Tessadri (44 voti)
Alessandro De Guelmi (43 voti)
Carlo Ancona (42 voti)
Alessandro Rossi (40 voti)
Mauro Viesi (35 voti)
Mauro Mazzola (34 voti)
Lorenzo Kessler (34 voti)
Massimiliano Corradini (29 voti)
I componenti del Collegio dei Probiviri sono:
Edda Agostini (91 voti)
Roberto Caliari (70 voti)
Ettore Luraschi (59 voti)
Supplenti: Marco Matteotti (58 voti), Paolo Mondini (36 voti).
I componenti dell’Organo di Controllo:
Paolo Scoz (82 voti)
Luciano Dossi (67 voti)
Stefano Curzio (64 voti).
Supplenti: Stefano Giovannini (61 voti), Nicola Francesco Lenoci (46 voti).
Che Consiglio è? Molto variegato. Nelle sezioni ci si chiede già come faranno a convivere posizioni «animaliste» (come quelle di Franco Tessadri e del veterinario De Guelmi) con idee diverse, ad esempio di Lorenzo Kessler che viene dal mondo dell’Associazione Cacciatori.
C’è poi il problema della rappresentanza delle valli: tema già sollevato in fase pre-assembleare, e che potrebbe sfociare in una richiesta di cambio dello Statuto.
Poi ci sono questioni pratiche, terra-terra. Su tutte, la questione rifugi: la gestione Facchini ha investito molto su ampliamenti e lavori, ma anche sui canoni di locazione che la Sat chiede ai gestori. E questo non è piaciuto a tutti, con prese di posizione critiche (Matteo Motter, Sat Caré Alto, oggi consigliere) e mugugni striscianti.
Il «problema rifugi»
Sui rifugi, durante l’assemblea, Facchini ha detto: “Abbiamo introdotto la procedura di bandi di concorso di progettazione nella riqualificazione, per stimolare il confronto di idee e di esperienze. nel periodo 2018-2023 abbiamo investito 11 milioni nei rifugi, di cui circa 9 coperti da contributi pubblici, in via prevalente sulla L.P. 8/1993 e in parte residuale dal CAI. Senza i contributi pubblici – ha sottolineato – la SAT avrebbe dovuto dilazionare in un lunghissimo periodo interventi strutturali e di adeguamento tecnico, con inesorabile ulteriore degrado del patrimonio immobiliare”.
L’orgoglioso bilancio di Facchini
La presidente uscente ha espresso l’auspicio di una Sat giovane e innovatrice. “Le scelte operate dal Consiglio – ha detto – testimoniano la capacità di innovare; i risultati economici e la solidità patrimoniale sono tangibili. Ma se è vero che i fondamentali di bilancio sono un ingrediente chiave, è altrettanto vero che questi, da soli, non bastano: servono una chiara strategia di lungo periodo e un approccio nuovo ed evoluto. Il Consiglio uscente ha perseguito un’attenta e strutturata attività di pianificazione, prefigurando scenari, con un atteggiamento flessibile e reattivo agli eventi. La Sat oggi è più pronta per affrontare un nuovo contesto di elevata volatilità. SAT in questi anni non ha mai perso l’orientamento e lo dimostra il numero di 27.340 soci, record storico, raggiunto nel 2023; al 15 aprile si è superato di oltre mille unità il numero dei soci dell’anno scorso. Abbiamo fatto tutti uno sforzo ragguardevole, proseguendo su sentieri che i nostri predecessori avevano già segnato, per adattarci ai cambiamenti, ma le organizzazioni mutano con il mutare del tempo e, insieme, abbiamo svuotato di significato il rassegnato ritornello ‘si è sempre fatto così’”.
Il presidente Sosat rinuncia: no alla Sat-azienda
A gettare il sasso nello stagno è stato il passo indietro di Luciano Ferrari, presidente della Sosat, candidato in pectore alla presidenza. Che si è chiamato fuori, ed ha esternato in una lettera all’Adige la sua amarezza.
«Auspicando per la Sat, dopo la recente assemblea, l'apertura di una stagione nuova e diversa, segnata dal rilancio dei suoi valori portanti e da un nuovo protagonismo delle Sezioni e dei Soci, desidero porgere i migliori auguri per l'impegno che attende i nuovi organi dirigenti.
L'occasione mi sembra utile poi, anche per ribadire da un lato i motivi che hanno prodotto il ritiro della mia candidatura e, dall'altro, quelle perplessità che ancora rimangono intatte. Dopo aver più volte espresso la necessità di un rispetto di minime regole democratiche, per le quali prima si dibatte, si pesano i programmi e ci si forma una opinione e poi si vota e non viceversa, ho ritenuto, visto il prevalere di una maggioranza contraria ad una impostazione che comunque per storia e cultura non posso condividere, di dar seguito a quanto già preannunciato. Stupito dello stupore altrui, ribadisco come, essendo venute meno quelle condizioni di democrazia interna che per me e per la Sosat sono ed erano irrinunciabili, ho coerentemente ritirato la mia candidatura, anche per non alimentare, con la stessa, possibili frizioni e polemiche che, giunti a quel punto, mi sembravano del tutto sterili.
Ringrazio però quanti hanno condiviso, almeno idealmente, il punto di vista mio e della Sosat che ho l'onore di rappresentare, perché in quella condivisione, espressa in varie forme, si è sottolineata una comune percezione circa la rotta seguita negli ultimi anni dalla Sat.
Nella convinzione quindi che il dibattito non si esaurisca nel solo momento assembleare, mi permetto richiamare qui alcuni temi che meriterebbero approfondimenti nelle sedi opportune, come quelle della nuova dirigenza del sodalizio.
Posto che i conti debbono essere sempre in ordine anche a prescindere dall'essere azienda o altro, è proprio la visione del rifugio come impresa che stona, a mio sommesso parere e cozza contro una cultura autentica della montagna, portando a quelle trasformazioni del rifugio in resort che tutti giudicano preoccupanti. D'altronde, se al rifugio si chiede d'essere impresa - e quindi anche la sua gestione esce dai canoni tradizionali e familiari per diventare altro - si chiedono anche profitti e questi aumentano incontrando la domanda crescente di servizi e agi, cioè l'esatto contrario di una cultura del rispetto per l'ambiente montano e di contenimento del turismo di massa. Ma non solo.Fare impresa significa anche accettare regole del mercato ma non subirle, come nel caso di sponsorizzazioni commerciali dal dubbio vantaggio per l'associazione.
E ancora. Fare impresa necessita di gestioni «ad hoc» ed è per questo forse che è stata costituita una società a responsabilità limitata, ma affidarne l'amministrazione al direttore stesso della Sat Aps sembra più una ardita interpretazione del conflitto di interessi, che non il perseguimento di un vantaggio reale per tutta l'associazione che, va forse rammentato, è adesso una associazione di promozione sociale e non un'azienda.
Questi ed altri temi costituiscono, a mio parere, l'orizzonte sul quale dovrà misurarsi il futuro associativo, con l'obiettivo di mantenere il passo con il mercato, ma non a qualunque costo. Come si vede molta è la carne al fuoco ed i nuovi Organismi dirigenziali saranno chiamati ad uno sforzo imponente, al quale non mancherà l'appoggio ed il sostegno della Sosat, nello spirito di crescere e migliorare tutti insieme, non perdendo di vista le nostre radici ed i nostri destini» conclude Luciano Ferrari, Presidente Sosat.