Ambiente / Il caso

Parco Adamello Brenta, la protesta degli ecologisti: criticata la gestione Ferrazza

Oggi Franco Tessadri e Sergio Merz non partecipano alla seduta del Comitato di gestione convocata nella sede di Strembo: «Sempre meno funzionale il nostro ruolo, decisioni prese sopra le teste e ancora inevase le nostre proposte già accettate»

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di Giuliano Beltrami

STREMBO. Uscire sbattendo la porta, ma tenendo la maniglia in mano. Sintesi di ciò che accade nel Comitato di gestione del Parco Adamello Brenta, convocato per stasera a Strembo. Una cosa è certa: non parteciperanno, e questa potrebbe essere la prima prova, non di sfiducia, ma del venir meno della fiducia, nei confronti della Giunta ed in particolare del presidente Walter Ferrazza.

Lo dichiarano a lettere cubitali i due rappresentanti degli ambientalisti, Franco Tessadri e Sergio Merz, che esprimono in un documento tutto il loro disagio per come stanno andando le cose dentro l'ente.

«Col trascorrere del tempo - affermano - per noi si mostra sempre meno funzionale il nostro ruolo all'interno del Parco». Si respira del rammarico, perché «sembrava che il rapporto potesse avviarsi verso orizzonti più ampi», tant'è che «fra il 2021 ed il 2023 è stata avviata la sperimentazione di un percorso di più proficua collaborazione», ma all'atto pratico il pallone si è sgonfiato.

Prove di dialogo erano state avviate. Tessadri e Merz citano le due Commissioni istituite dal Comitato di gestione. Ma poi?Eh, poi... «Credevamo in un rapporto più costruttivo e collaborativo - commentano gli ambientalisti - per ridare nuova energia volta ad una visione più consona della gestione di un'area protetta di elevata importanza sociale, scientifico-culturale, anche con rilevanti ricadute economiche».

Ma? «Purtroppo come associazioni ambientaliste siamo costretti ad attestare che tanto lavoro, al quale avrebbe dovuto seguire un senso compiuto o quantomeno la formazione di una base certa e concreta su cui confrontarsi, rimane ancora inapplicato a più di un anno dalla sua impostazione, condivisa e certificata dai vertici del Parco a novembre 2022».

Le proposte accettate dal vertice del Parco rimangono ancora completamente inevase: questa l'analisi scoraggiata. «Sopravviviamo in una situazione che spesso ci mette in disparte nelle decisioni importanti, e non è un problema solo delle Associazioni ambientaliste, ma di tutto il Comitato di gestione».

Il coltello affonda nella carne viva già ferita altre volte: la questione delle deroghe. «Pur essendo il Comitato di gestione l'organo preposto alle discussioni ed alle conseguenti scelte di indirizzo dell'area protetta, ci vediamo superati da decisioni ricorrenti, prese unilateralmente dalla Giunta del Parco», tuonano gli ambientalisti, arrabbiati perché devono apprendere notizie dalla stampa, anziché dagli organi preposti.

E quando parli di deroghe, ecco «l'allargamento della pista da sci Poza vecia a Campiglio, fra gennaio e febbraio 2024, area sita in una porzione del Parco che vedrebbe tagliati 2,7 ettari di bosco con il rischio di compromissione di una sorgente idropotabile». Per non dire dei «lavori importanti al rifugio Alimonta, in piena area dolomitica del Gruppo di Brenta, lavori su cui non vogliamo dare un parere perentorio, ma che comunque andranno in deroga alle normative del Piano di parco. Avrebbero dovuto passare in discussione al Comitato di gestione. Invece si è appreso dalla stampa».

Delusione. Questo traspare dalle parole degli ambientalisti, per aver visto venir meno l'autorevolezza e la considerazione del Comitato di Gestione. «Nei due o tre incontri annuali le decisioni ci passano sopra le teste. Si è convocati per l'approvazione di bilancio consuntivo e di previsione, mentre lo spazio per dare un contributo, talvolta critico ma con intenzioni costruttive, rimane esageratamente limitato». Insomma, presidente Walter Ferrazza, fatti sentire.

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