In Trentino i rifugisti hanno un'età media di 40 anni, il 50% porta avanti un'attività familiare
A dirlo è una ricerca presentata nell'ambito del Trento film festival ed elaborata dal Servizio turismo e sport della Provincia di Trento in collaborazione con l'Associazione gestori dei rifugi del Trentino. Ecco tutto quello che è emerso dall’analisi
CAI Una piattaforma Sat per prenotare i rifugi
TEMA Rifugi Sat, i gestori lasciano? «Manca personale e costi alti»
TRENTO. In Trentino i rifugisti hanno un'età media di 40 anni, anche se la fascia d'età più rappresentata è quella tra i 50 e i 59 anni. Il 50% dei rifugisti porta avanti un'attività familiare, il 70% gestisce un rifugio da almeno dieci anni e nella maggior parte dei casi (due su tre) lavora in rifugio tutto l'anno, anche nei periodi di chiusura necessari all'organizzazione, manutenzione e promozione dell'attività. A dirlo è una ricerca presentata nell'ambito del Trento film festival ed elaborata dal Servizio turismo e sport della Provincia di Trento in collaborazione con l'Associazione gestori dei rifugi del Trentino.
Per la ricerca - informa una nota - sono stati coinvolti 42 gestori iscritti all'associazione, undici dei quali sono stati intervistati in profondità. I gestori dichiarano di incontrare sempre più "nuovi turisti" nei rifugi: trekker occasionali, biker e runner. Secondo i rifugisti, la loro figura rappresenta un interlocutore esperto dell'universo alpinistico (92%), un testimone della cultura del territorio (90%), un profondo conoscitore del luogo (90%), un operatore turistico (83%) e una persona affidabile in grado di essere un possibile riferimento per la sicurezza (66%). Per il 60% dei rifugisti la loro struttura ha bisogno di piccole modifiche, mentre solo il 31% dichiara che c'è bisogno di grosse modifiche.
"I rifugi - ha sottolineato Roberta Silva, presidente dell'Associazione gestori dei rifugi del Trentino - sono per eccellenza il presidio del territorio montano in cui vivono, sono l'avamposto del contesto in cui sorgono, gli osservatori privilegiati del cambiamento climatico e culturale che li circonda, i facilitatori verso l'incredibile patrimonio che il nostro territorio possiede, dei portatori di conoscenza della loro montagna e sono famiglia".