Rischi da cambiamento climatico: gli scienziati studieranno la stabilità di rifugi e bivacchi
Grazie a una collaborazione, il Cnr e il Cai (in Trentino la Sat), le infrastrutture saranno esaminate per comprenderne le capacità di resistere ai sempre più frequenti eventi meteo violenti
CLIMA Tra vent'anni un mese in meno con neve a duemila metri
PODCAST La montagna ferita. Vita e morte di un ghiacciaio
TRENTO. Soffrono le nostre montagne. Il cambiamento climatico sta mettendo fortemente sotto stress le nostre Alpi e con loro alcune infrastrutture, come bivacchi e rifugi. Ora, grazie a una collaborazione, il Cnr e il Cai, e in Trentino la Sat, queste infrastrutture saranno studiate per capire la loro stabilità idrogeologica.
Quando avvengono eventi climatici violenti a soffrirne sono soprattutto le costruzioni dell'uomo e ovviamente se questo dovesse avvenire quando alpinisti o escursionisti si trovassero all'interno di queste strutture nel tentativo di cercare riparo potrebbe succedere l'irreparabile.
Ecco dunque che esperti, scienziati e alpinisti studieranno sia questa estate sia la prossima, fino alla fine del 2025,18 rifugi e 40 bivacchi posti al di sopra di 2800 metri di altitudine sull'arco alpino. Di questi, due rifugi, il Vioz e il Boè, sono in Trentino, rispettivamente in val di Peio e nel gruppo del Sella. E sette bivacchi: il Colombo a Peio, la Brigata Orobica a Cima Presanella, il Laeng a Passo Cavento, il Castiglioni in Località Crozzon di Brenta a Pinzolo, il Segalla a Passo delle vacche a Valdaone, il Fiamme Gialle a Cimon della Pala a San Martino di Castrozza e il Begey, in Località Monticelli di Folgarida a Strembo.
Questo screening alpino nasce dalla collaborazione tra l'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche e il Club alpino italiano. Si chiamerà «Resalp - Resilienza Strutture Alpine». Per la prima volta saranno indagate le condizioni di stabilità geo-idrologiche di questo numero consistente di rifugi e bivacchi. Il progetto, finanziato dal Club Alpino Italiano grazie a fondi messi a disposizione dal Ministero del Turismo, prevede nell'arco dei prossimi due anni un'opera di screening unica nel suo genere a livello alpino: un'approfondita analisi di tutte le strutture di alta quota del Cai finalizzata a identificare eventuali evidenze di problemi di stabilità degli edifici o delle opere ad essi connessi che possano essere legati a fenomeni di instabilità di natura geo-idrologica.
I rilevamenti saranno effettuati da un team di professionisti esperti, geologi e guide alpine per le attività che riguardano i bivacchi di alta quota che richiedono particolare attenzione e tecnica nella fase di raggiungimento, che si avvarranno di un modello scientifico messo a punto dal Cnr per l'esecuzione delle analisi e per ottenere dei report uniformi da parte dei vari operatori coinvolti.
Particolare attenzione verrà riservata a quei processi riconducibili agli effetti del cambiamento climatico sulla stabilità del permafrost: il progetto «Resalp» nasce infatti dalla volontà del Cai di mappare il territorio nel quale esistono strutture la cui stabilità potrebbe essere a rischio a causa della riduzione del permafrost (il suolo perennemente ghiacciato) provocata dall'aumento delle temperature. Il capo e coordinatore di questa ricerca, Daniele Giordan del Cnr, spiega che «ci si sta rendendo conto che i processi di instabilità ad alta quota stanno aumentando».
Giordan sottolinea un fatto: «È un'attività preventiva. L'Italia è un Paese che si attiva sull'emergenza il giorno dopo, in questo caso interveniamo prima. Ci aspettiamo anche di mettere a punto una metodologia che servirà in futuro. Ma è importante sottolineare che non è un progetto che nasce per correre ai ripari, ma per prevenire».