Dolomiti, l'assalto dannoso del turismo "mordi e fuggi"
Una pratica sempre più diffusa, come mostra un'inchiesta svolta in Alto Adige: nell'arco della giornata ti fai un selfie al lago di Carezza poi vai a passo Sella e lì scatti un'altra foto e magari chiudi la giornata al Seceda con le Odle a fare da sfondo. Il Cai ricorda la necessità di introdurre limitazioni al traffico sui valichi alpini, ma anno dopo anno la situazione non migliora
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BOLZANO. Lo chiamano turismo «mordi e fuggi» e un'inchiesta in Alto Adige ne fotografa i contorni. Significa che nell'arco della giornata ti fai un selfie al lago di Carezza poi vai a passo Sella e lì scatti un'altra foto e magari chiudi la giornata al Seceda con le Odle a fare da sfondo. Oppure ti scegli la chiesetta di San Giovanni a Ranui in Val di Funes e punti dopo un paio d'ore di viaggio allo spettacolo del lago di Braies. In auto, bus o con automezzi a noleggio, magari con conducente. Spesso sono stranieri.
Poche notti in albergo, magari con un tour da Venezia a Vienna. Giri che piacciono molto soprattutto agli asiatici, ma non solo. Vuoi mettere le Dolomiti: sono un palcoscenico naturale secondo a nessuno nel mondo. Non serve neanche più la pubblicità del luogo: ci pensano i social ed anche il fatto che l'area dolomitica ha il marchio Unesco. Così hai il paradosso che da un lato - dal 2009 - queste splendide montagne sono patrimonio dell'umanità e vanno tutelate e dall'altro proprio la scelta di riconoscerne l'eccezionale interesse ha portato ad una sorta di marketing gratuito verso ogni parte del globo.
Giapponesi, cinesi, sudcoreani, ma anche britannici, europei dell'Est e americani non sfuggono all'attrazione di farsi un selfie con il Latemar sullo sfondo o il Sass Rigais per citarne solo alcuni.Numeri? Prendi Carezza. In questi anni hanno fatto in modo di convogliare i turisti che arrivano in auto o in bus nell'unico parcheggio. Non c'è quasi speranza: se si vuole parcheggiare in zona bisogna entrare nel parking. Altrimenti si deve proseguire per circa un chilometro fino al mega-parcheggio del Paolina per trovare un posto all'automezzo. Massi e tronchi messi a lato della strada a valle ed a monte del lago, impediscono di lasciare l'automezzo a lato della statale.
Un notevole business per chi gestisce il parking attaccato al mitico «Karersee». Un migliaio di ingressi al giorno - ma se fosse grande il doppio, avrebbe comunque clientela - con almeno 4 mila persone giornaliere in questa finalmente calda estate che fanno il giro dello specchio d'acqua o si fermano soltanto sulla piattaforma per una fotografia di rito. Cambio di zona. Il selfie vuoi fartelo a rotazione con le Odle, il Sella o il Sassolungo. Allora prendi gli impianti di risalita e vai al Seceda, punto panoramico più bello della Gardena.
Ci salgono 4 mila persone al giorno. Non è certo una fatica da montanari arrivarci così. Obiettivo? Fare e farsi una foto. Spesso poco importa della natura. L'importante è immortalare sé stessi ed i propri cari. E poi via, verso un'altra meta. Qualche volta e neanche poco, con abbigliamenti non consoni all'altitudine. Braies insegna che se non poni un freno agli arrivi, non si finisce più. Il bello è che non dappertutto è così.
Il sovraffollamento turistico (overtourism) è impattante, ma come ci sono zone di montagna con più turisti che piante, ve ne sono altre dove vige lo spopolamento e l'abbandono.
Le piattaforme social che favoriscono la caccia all'immagine perfetta partecipano al turismo «mordi e fuggi».
Che fare contro questa tendenza? «Certo, si può capire che tutti vogliano farsi una foto con le Dolomiti sullo sfondo, magari arrivando direttamente in auto, ma in certe situazioni bisognerebbe porre un freno ai numeri esorbitanti», spiega Carlo Alberto Zanella (Cai Alto Adige).
È una questione di rispetto per la montagna. «E di educazione, per lasciarla possibilmente intatta ai nostri figli», ancora Zanella.
Quest'ultimo ricorda quando l'associazione alpinistica chiese al comune di Selva Gardena di sanzionare il parcheggio selvaggio a passo Sella. «Ci risposero che non avevano personale per farlo», così Zanella.
E gli ambientalisti? «Per anni in passato si è voluto realizzare hotspot turistici in tutta la provincia da Ötzi a Trauttmansdorff e così adesso abbiamo questo turismo mordi e fuggi che si aggiunge agli hotspot. Fermiamo questo processo per mantenere un equilibrio con l'ambiente soprattutto in alcuni posti», chiude Hanspeter Staffler, direttore della Federazione ambientalisti Alto Adige.