Overtourism, Delladio: «La gente segue le campagne di marketing, bisogna cambiare comunicazione»
Per il patron de La Sportiva di Ziano di Fiemme è giusto fare una riflessione sul futuro: «Sulle Dolomiti ci sono posti bellissimi ma meno frequentati, perché i turisti li conoscono poco. Prendiamo esempio dalla Germania e frazioniamo nell'anno le chiusure di scuole e aziende»
FONDAZIONE «Dolomiti fuori dall'Unesco? Ma noi le proteggiamo»
CRITICA Il presidente Cai: «Troppi turisti sulle Dolomiti,»
TRENTINO Rolle, bloccato il progetto turistico alternativo
MOTO In Trentino si pubblicizzano le curve e le "sfide"
SOSAT L'assalto ai sentieri: no alla montagna come Disneyland
ANALISI Alpi, turismo, economia: troppi motori in quota fanno male
TRENTO. «Una provocazione, ma ci sta tutta». Anzi, un ragionamento sul fenomeno dell’overtourism da contrastare per non rovinare il patrimonio più prezioso che ha il Trentino, ovvero il suo ambiente, fa posto, secondo Lorenzo Delladio, patron de La Sportiva di Ziano di Fiemme, prossimo presidente di Confindustria e primo proponente (si era nel “lontano” 2017) di una forma di turismo diverso: togliere gli impianti dalla conca di Passo Rolle e proporre un modello nuovo, fatto di scialpinismo, trekking, relax.
Presidente Delladio, quella di Antonio Montani, presidente nazionale del Cai, è ovviamente una sparata forte, ma ha il merito di porre un problema reale.
«Chiaro che sarebbe stupido chiedere di togliere il marchio “Patrimonio Unesco” alle Dolomiti, ma come spunto per un ragionamento complessivo sul modo attuale di intendere il turismo ci sta tutto che, evidentemente – visto anche quanto si legge in queste settimane sui giornali – in qualche modo va rivisto».
Dalle sue parole, si direbbe che lei un paio di idee le avrebbe, o no?
«Ripeto quello che io ho sempre detto: il tema è quello di diluire le presenze dei turisti, nel tempo e nello spazio. Periodi così compressi come luglio e agosto e poi sotto Natale per “fare” la stagione rendono tutto più difficile. Per i turisti e per la gente di qui. Chiaro che non è facile e veloce cambiare mentalità e cultura, ma bisogna provarsi. In Italia il mese clou delle ferie è l’agosto perché tutte le aziende chiudono in quel periodo. Bisognerebbe prendere spunto dalla Germania, dove forse anche per l’autonomia dei vari Länder, le ferie e le chiusure delle scuole sono più frazionate nel corso dell’estate. Direi che è una scelta molto più intelligente. Non è facile e per quanto riguarda le aziende non è una decisione che può prendere il singolo, ma un ragionamento bisogna iniziare a farlo».
Lei parla di “mentalità e cultura”...
«Ma è chiaro che tutto parte da lì. Questo fenomeno di overtourism è anche una conseguenza di un tipo di comunicazione e di modo di intendere le cose. Mi spiego: il Trentino e, in generale le Dolomiti, hanno tanti bellissimi posti da scoprire e conoscere, ma se vengono pubblicizzati e divulgati sempre e solo gli stessi è chiaro che la gente si concentra principalmente lì. Antonio Montani faceva giustamente l’esempio delle Tre Cime di Lavaredo, posto bellissimo. Ci sono però posti meno sconosciuti ma altrettanto belli, poco battuti e attraenti -perché stiamo pur sempre parlando di Dolomiti- che meritano ugualmente ma che sono meno frequentati perché i turisti li conoscono poco. Se si riuscisse a cambiare parzialmente il nostro modo di fare promozione forse riusciremmo a dirottare più turisti su più zone. E sarebbe a vantaggio di tutti. Perché altrimenti rischiamo di farci del male».
Si spieghi.
«Credo che l’obiettivo di tutti sia che i turisti tornino a casa contenti e rilassati e faccia una buona promozione al territorio. Se invece la gente se ne va stressata e arrabbiata per le code non è positivo. Io non sono sicuramente la persona più indicata, ma auspico che chi è deputato a prendere delle scelta abbia un orizzonte a lungo periodo perché dobbiamo mantenere il più inalterato possibile il nostro territorio che è fragile, senza bruciarci tutto e subito».
Lei nel 2017, propose di togliere gli impianti di risalita da Passo Rolle per farne una località turistica “esclusiva”, dedicata a trekking, sci alpinismo, eccetera. La politica allora non accolse l’idea e lo cose sono andate diversamente. C’è però qualcosa che adesso si potrebbe riprendere?
«Il mio progetto era improntato sull’invernale nella visione di un “outdoor paradise”, ma si tratta di un concetto valido sempre perché la conca del Roll è appetibile anche in estate. Ma attenzione: tutti pensano a Baita Segantini, Rosetta o, al limite, Cimon de la Pala. Invece ci sono decine di sentieri alternativi nelle vicinanze che sono bellissimi ma meno battuti».
Forse perché, per i primi due che ha detto, ci sono gli impianti per raggiungerli, non pensa?
«Chiaro che gli impianti sono importanti per l’economia e servono per portare in vetta persone che altrimenti non avrebbero altra possibilità di vivere certe emozioni, ma forse anche qui bisognerebbe cambiare la mentalità: le persone devono imparare a conquistarsi la cima a piedi. Dà anche più soddisfazione».