Fauna / Il tema

L'odore del lupo per tenere lontano il lupo: le sperimentazioni

In diversi Paesi, come la Spagna, progetti con metodi di dissuasione olfattiva (come i marcatori territoriali che simulano le urine) per favorire il confinamento dei predatori nelle aree più selvagge: uno strumento in più a tutela degli allevamenti. Test anche per allontanare i cinghiali dalle coltivazioni, negli Usa ricerche analoghe sul fronte degli orsi

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di Zenone Sovilla

TRENTO - Si discute tanto, in Trentino, dell'approccio istituzionale migliore da adottare nei riguardi della presenza di lupi, tornati spontaneamente sul territorio, così come nelle provincie contermini, e degli orsi frutto del programma di ripopolamento avviato quasi trent'anni fa.

Come noto, di là dai continui scontri dialettici fra mondo ecologista e ente pubblico, esistono alcuni punti fermi: l'educazione della cittadinanza a comportamenti corretti per una convivenza il più possibile serena con i predatori (dal non lasciare in giro resti di cibo al farsi sentire nei boschi); la protezione degli animali di allevamento tramite recinti elettrificati e ricoveri notturni nel solco delle efficaci pratiche tradizionali abbandonate negli anni recenti (oltre alla sorveglianza attiva, umana o affidata a cani da guadiania); l'impego di strumenti di dissuasione sonora o luminosa abbinati a dispositivi di geolocalizzazione.

Un sistema di misure che consente di minimizzare largamente i rischi e anche di mitigare notevolmente i danni economici potenziali legati alla presenza dei predatori, che è tanto più preziosa nell'equilibrio dell'ecosistema quanto più si concentra nelle aree non antropizzate, agendo anche come regolatore della biodiversità e della selezione della fauna selvatica.

Ulteriori risultati socialmente apprezzabili potrebbero arrivare dall'esplorazione di un metodo innovativo di dissuasione comportamentale che attualmente viene sperimentato in diversi Paesi: si tratta di un sistema basato sulla diffusione di odori destinati a tenere distanti i lupi.

L'idea di fondo, sperimentata fra l'altro in Spagna, è che costruendo marcature artificiali che simulano la presenza di altri lupi nell'area oppure l'odore di animali malati, si possa indurre i lupi a restare lontani da aree considerate sensibili.

Nella regione di Castilla/León si è adottata la prima opzione, un metodo che ha consentito di verificare in questi ultimi anni un calo delle predazioni nelle zone sottoposte a regolare trattamento con la diffusione periodica di sostanze chimiche sintetiche equivalenti ai marcatori olfattivi territoriali dei lupi in branchi dominanti.

La distribuzione degli odori avviene una o due volte al mese circa, dipende anche dal meteo (la pioggia ne diluisce l'effetto), lungo un perimetro strategico o in punti nevralgici nei percosi abitualio che si intende modificare.

Il trattamento induce le potenziali prede dei lupi (ungulati, cinghiali eccetera) ad allontanarsi, con ciò tenendo lontani anche i predatori.

In questo modo è stato possibile, nella regione spagnola, ottenere un cambiamento delle abitudini di movimento dei branchi di lupi, orientandole verso zone più selvagge e non utilizzate per l'allevamento.

Il metodo, che richiede un impegno economico relativamente contenuto, diventa tanto più efficace quanto più viene associato alle menzionate buone pratiche nella convivenza con i predatori.

Altre sperimentazioni con metodi olfattivi verso i lupi, con esiti incoraggianti, si sono svolte in divere regioni spagnole (anche con essenze di vaniglia) in Polonia e nel Minnesota (Stati Uniti), mentre in Italia, pur in presenza di qualche studio preliminare, non risultano al momento disponibili dati specifici esaurienti.

Sempre nella penisola iberica, in Catalogna, il metodo dell'urina di lupo viene utilizzato in aree non frequentate dal predatore ma dalle quali si intende allontanare i cinghiali inducendoli a trasferirsi dato il minaccioso odore comparso improvvisamente.

Paralellamente, sempre in Spagna, si sono svolte ricerche che hanno dimostrato che per attirare i lupi si può spargere in una determinata area odore di cadaverina (sostanza risultante dalla fermentazione batterica di organismi animali in putrefazione).

Si potrebbe dedurne che il metodo olfattivo potrebbe essere testato anche nei riguardi degli orsi (il cui naso è quasi dieci volte più sensibile di quello dei lupi), per confinarli nelle foreste più remote. Va però considerato che si tratta di un animale estremamente intelligente e opportunista, con un olfatto oltre un migliaio di volte più sensibile di quello umano, un abitante dei boschi che davanti a circostanze problematiche spesso è in grado di "aggirare" l'ostacolo.

Tuttavia, test scientifici svolti sugli orsi, con l'impiego di repellenti naturali, come essenze di pino e citronella, hanno dato risultati in parte confortanti, nel Parco di Yellowstone (Usa), ma hanno anche evidenziato la necessità di ripetere frequentemente i trattamenti.

Altri studi, in Canada, con l'utilizzo di urina di lupi e puma o con la diffusione di mix di odori sintetici che imitano predatori, hanno invece evidenziato esiti mutevoli, con parte degli orsi si sono rapidamente abituati a rimanere anche in un habitat con nuove e non sempre gradevoli caratteristiche olfattive.

Nel caso dei plantigradi, insomma, le ricerche dovranno proseguire per verificare quale potrebbe essere un sistema maggiormente efficace tramite repellenti dall'odore pungenti (come lo stesso peperoncino usato negli spray).

Infine, sempre a proposito di metodo olfattivo, va ricordato che in alcuni Paesi africani (come Malawi e Botswana) viene usato per tenere lontani gli elefanti dalle coltivazioni. La diffusione di odori sgradevoli serve a proteggere i raccolti. Ma indirettamente difende pure gli stessi animali, che altrimenti potrebbero finire perseguitati dalle comunità antropiche.

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