Lusso in alta quota, polemiche social per la svolta “vip” del rifugio Fredarola di Canazei
"Snaturate la montagna!" accusano i tradizionalisti. "La rendiamo accessibile a tutti," ribattono i rivoluzionari. E in mezzo, il dibattito infuria: può la montagna evolversi? Deve rimanere appannaggio solo di chi la vuole vivere in modo spartano?
CANAZEI. Champagne sulla neve. Ostriche tra le vette, neve al posto del ghiaccio per rendere le bevande più fredde. Saune con vista sulle Dolomiti. Uno scontro ideologico sta dividendo sui social network il mondo della montagna. Al centro della disputa: Harbor Fredarola, “l'anti-rifugio che fa infuriare i puristi”. Gli alfieri della tradizione alpina sono sul piede di guerra. Come osano portare il lusso in quota? Come si permettono di contaminare la purezza della montagna con piscine e centri benessere?
Ma la vera domanda è un'altra: chi ha il diritto di decidere cosa può o non può essere la montagna nel 2024? La quarta generazione di una dinastia di rifugisti che ha deciso di fare l'impensabile: fondere lusso e wilderness, comfort e avventura.
Alla guida di questa quarta generazione c’è Silvano Parmesani, rifugista ed ex sindaco di Canazei, che ha recentemente completato i lavori di ristrutturazione dello storico rifugio Fredarola. Immaginate lo scandalo: dieci camere che sembrano suite d'hotel. Una piscina che si specchia nelle pareti dolomitiche. Un centro benessere dove un tempo c'erano solo spartane brandine. E poi lui, lo chef stellato, che osa proporre frutti di mare dove un tempo c'era solo polenta.
I benpensanti dell'alpinismo insorgono: "Non è più un rifugio!" gridano. Ma cos'è un rifugio nel terzo millennio? È davvero necessario che rimanga cristallizzato in un'immagine romantica del secolo scorso?
La clientela è il manifesto vivente di questa contraddizione: accanto all'escursionista che si ferma per una polenta, celebrità dello sport e dello spettacolo sorseggiano champagne.
"Snaturate la montagna!" accusano i tradizionalisti. "La rendiamo accessibile a tutti," ribattono i rivoluzionari. E in mezzo, il dibattito infuria: può la montagna evolversi? Deve rimanere appannaggio solo di chi la vuole vivere in modo spartano?
Il paradosso è che proprio questo rifugio "scandaloso" sta attirando più persone in quota. Persone che forse non avrebbero mai considerato un soggiorno in alta montagna. Persone che scoprono le Dolomiti attraverso una porta d'accesso non convenzionale.
Ma la vera provocazione è un'altra: e se questo fosse il futuro della montagna? Se l'unico modo per preservare i rifugi fosse proprio reinventarli? Se la tradizione potesse sopravvivere solo attraverso l'innovazione?